Qualche settimana fa un settimanale popolare fece un’inchiesta tra i suoi lettori e i suoi opinionisti: 'Come pensate di entrare in un bosco dove s’aggirano decine di orsi? Come pensate di difendervi?'. Io risposi: non entro a mani nude, però neanche armato, c’è sempre un momento in cui ti puoi sbarazzare dell’orso senza ammazzarlo. Basta che tu lo renda impotente per mezz’ora. In quella mezz’ora scappi. Poi scappa anche lui.
Sono consapevole che buona parte dei lettori non la pensavano come me. Per loro, se ti si para davanti un orso, l’unico pensiero che ti deve agitare il cervello è ammazzarlo. Quindi devi essere armato, siamo arrivati al punto che se entri nel bosco bellunese-trentino, che forma un tutt’uno, poiché gli orsi che vi s’aggirano sono poco meno di un centinaio, non devi pensare a come proteggere la tua vita da un animale- nemico, ma a come eliminare la vita dell’animale-nemico che ti si para davanti. Devi essere pronto. O tu o lui, il più pronto vive e l’altro no.
Devi essere allertato a uccidere. Ed ecco, è uscito il racconto di un carabiniere di 24 anni, poco più che un ragazzo, che è stato aggredito da un orso nel territorio di Andalo, nel Trentino, poco lontano dal lago omonimo. Leggo e rileggo il racconto, e mi domando: c’era il tempo e l’occasione di sbarazzarsi dell’orso senza ammazzarlo, ma mettendolo fuori-combattimento? Sì, c’era. Dunque il mio consiglio resta valido: non preparatevi ad ammazzare, preparatevi ad accecare, basta che rendiate il nemico cieco per mezz’ora, e siete salvi. Non dovete uccidere nessuno.
Neanche un animale. Sotto sotto, l’idea che per difendersi da un orso bisogni ucciderlo sottintende un’altra idea, che uccidere un orso sia bene, e che dunque non bisogna rompersi la testa per trovare il modo di non ucciderlo. E quand’è il momento della scelta, quello in cui puoi metterlo ko senza ammazzarlo? Ho qui il racconto: il giovane carabiniere sente dei tonfi nell’acqua, è l’orso che sta uscendo dal lago, poi lo schiocco di un ramo che si spezza, è l’orso che si fa largo per arrivare, poi l’orso gli si materializza davanti, grande e grosso, e piazzandosi di fronte si alza in piedi, gli avvicina il grugno e lo annusa. Ricordatevi questo momento: lo annusa. Il carabiniere ha imparato che in questi casi bisogna stare fermi, non preoccupare la bestia. Si può cercare di spaventarla, facendo un grande rumore. Lui ha il cellulare in mano, alza la musica a tutto volume.
Ma l’orso sta ragionando e non si distrae, la sua domanda è: 'Questa cosa davanti a me è commestibile?'. China il grugno sotto il ginocchio dell’essere sconosciuto, lo addenta a un polpaccio, e lo trascina via. Coi denti della bestia conficcati nella carne, l’essere sconosciuto urla a tutto spiano, accorre gente, urta e picchia l’orso da ogni lato, l’orso sdegnato se ne va. Ritorna la domanda: ucciderlo mentre mordeva? Si può, per la coscienza comune è un’autodifesa, l’uomo deve pensare a se stesso. Liberare l’uomo e ammazzare l’animale sono la stessa cosa. Eppure, la tesi che l’uomo può difendersi accecando per mezz’ora l’animale trova qui la sua piena conferma.
E quando può farlo l’uomo? Quando l’animale lo annusa. In quel momento esatto uomo e bestia sono ambedue dritti in piedi, testa in alto, occhi negli occhi, se l’uomo ha lo spray accecante in mano può alzarlo e spruzzarlo nelle pupille dell’animale, l’animale non solo vede tutto buio pesto nero ma si contorce per le convulsioni, gli occhi gli bruciano come tizzoni, gli bruceranno per mezz’ora, si rotola per terra, potresti ammazzarlo a bastonate. Ma perché farlo? Non è necessario, puoi vivere tu e può vivere lui, ognuno per i fatti propri. Vattene e lascialo andare. Naturalmente, questa soluzione poggia sul principio che lasciar vivere è meglio che ammazzare, e la vita è meglio della morte. La vita di tutti. Anche quella degli animali.