venerdì 9 gennaio 2009
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Caro Direttoresono un ragazzo di 15 anni che legge tutti i giorni Avvenire. Approfitto di questa rubrica per esprimere un mio personale pensiero sulla famiglia. Come sappiamo, il Natale, in un certo senso, è un po’ la festa della famiglia; lo dice anche il detto « Natale con i tuoi… » . Purtroppo viviamo in una società globalizzata nella quale non si sanno neanche quali sono i principi di vivere insieme. Questi principi sono l’amore per l’altro, la benevolenza verso l’altro. Le « famiglie moderne » applicano regole che, a mio parere, non stanno né in cielo né in terra: famiglie separate a causa del divorzio, di cui poi soffrono i bambini, che devono stare un po’ col padre, un po’ con la madre, rimbalzando come se fossero palline da tennis. Famiglie nelle quali il dialogo è spesso « sorpassato » a causa della televisione spazzatura, alla quale, purtroppo, sono « incollati » i piccoli, i quali invece vanno preservati dalle sciocchezze della tv. Famiglie nelle quali ai figli non importa assolutamente che ci sia, prima di tutto, la famiglia: escono presto e tornano tardi e non si sa dove sono stati, passando tutto il tempo in giro a sperperare i soldi dati loro dai genitori e guadagnati col sudore della fronte. Cosa si può chiedere? Che in famiglia ci sia: amore, benevolenza, pace; ci sia specialmente dialogo tra le persone, specialmente dei nipoti o dei figli verso i loro anziani che, come sappiamo, molto spesso sono lasciati da soli; ci sia maggior rispetto della famiglia, con un maggior aiuto nelle « faccende domestiche » ; e, ogni tanto, ci sia anche quel silenzio nel quale si può riflettere, meditare: ricordiamo che il « silenzio bello » porta al dialogo tra le persone, all’ascolto, allo scambio di idee.

Zuzino, Busto Arsizio ( Mi)

Pubblico questa tua lettera, caro « Zuzino » , perché è molto importante ascoltare – su un tema oggi centrale qual è la famiglia – una voce proveniente dal mondo dei giovanissimi, e per di più così accorata. Una voce che è anche un dito puntato in direzione delle nostre responsabilità di adulti troppe volte assenti, o troppe volte – semplicemente – invisibili. È bello ascoltare un ragazzo che sa cogliere l’aspetto umanamente più vero e profondo del Natale, una festa che esalta i legami parentali: la casa, il rapporto col coniuge e coi figli. È questo il primo luogo dove sperimentare l’amicizia che Dio, facendosi carne, dimostra a ogni persona. Un’amicizia, quella di Gesù, che va oltre i vincoli di sangue, e che ci rende « prossimo » ogni uomo, anche il più lontano. Non a caso la tradizione e il magistero assegnano alla famiglia il titolo di « chiesa domestica » , prima cellula della comunità cristiana. Oggi purtroppo, come tu osservi con intelligenza, la famiglia vive una crisi grave, rispecchiando i disvalori di una società confusa e fragile. Se la famiglia – che, ricordiamolo, è riconosciuta anche dalla nostra Costituzione quale «società naturale fondata sul matrimonio», cioè fondamento e primo gradino della compagine sociale – diviene gracile e friabile, tutta la società è inevitabilmente messa a rischio. Per questo la famiglia illuminata e guidata dalla fede cristiana ha una responsabilità più grande delle altre, e rappresenta per tutti un modello di speranza. In tal senso è edificante rileggere un passo dell’Esortazione Apostolica « Familiaris Consortio » che Papa Giovanni Paolo II promulgò il 22 novembre 1981, quindi fra i suoi primi testi magisteriali: « ... La comunione coniugale costituisce il fondamento sul quale si viene edificando la più ampia comunione della famiglia, dei genitori e dei figli, dei fratelli e delle sorelle tra loro, dei parenti e di altri familiari. Tale comunione si radica nei legami naturali della carne e del sangue, e si sviluppa trovando il suo perfezionamento propriamente umano nell’instaurarsi e nel maturare dei legami ancora più profondi e ricchi dello spirito: l’amore, che anima i rapporti interpersonali dei diversi membri della famiglia, costituisce la forza interiore che plasma e vivifica la comunione e la comunità familiare. La famiglia cristiana è poi chiamata a fare l’esperienza di una nuova e originale comunione, che conferma e perfeziona quella naturale e umana... Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire, giorno per giorno, la comunione delle persone, facendo della famiglia una ' scuola di umanità più completa e più ricca': ( Gaudium et Spes, 52) è quanto avviene con la cura e l’amore verso i piccoli, gli ammalati e gli anziani; col servizio reciproco di tutti i giorni; con la condivisione dei beni, delle gioie e delle sofferenze » .

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