Ancora poche ore e sarà Natale. Un neonato piange nella notte. Quel neonato è il Dio con noi. Mistero di fede e di ragione. Il Bambinello nel presepe ci costringe ad arrenderci. Capiamo e non capiamo. Il mistero è questo, una realtà che supera ma non cotraddice la ragione.
Ogni anno in questi giorni c’è chi si lamenta del costo eccessivo delle luminarie e chi, invece, ne gode e ne gioisce. C’è chi si ferma a contare il numero dei credenti che vanno a Messa e chi, invece, guarda ai bambini del terzo mondo. Chi si sente in diritto di rimproverare le mamme per aver ceduto alla tentazione di arricchire la tavola e chi ha bisogno di quel poco di superfluo per continuare il viaggio faticoso della vita.
In quanto a me, sono contento di vedere la gente contenta. C’è nell’aria, in questi giorni benedetti, un non so che di speciale, qualcosa cui tanti non sanno dare un nome che ti invita a riprendere le forze, a guardare avanti, ad andare oltre. A non arrenderti. A condividere il poco che hai con chi ha meno di te.
Da dove viene questa gioia immotivata? Che cos’è? Una grazia particolare? Un dono inaspettato del Dio bambino? Non lo so; so solo che ho imparato ad andarci piano nel giudicare. La grazia non sempre avanza per le vie collaudate e sicure, a volte riesce a scovare sentieri sconosciuti e impervi che arrivano diritti al cuore.
«Chi sono io per giudicare?» ha detto un giorno papa Francesco. Già, chi sono io? “ E’ vero, a Natale si è tutti un po’ più buoni, ma poi passa” dice qualcuno. Può darsi che sia vero, ma intanto è già un fatto che a Natale, chissà perché, avvertiamo una spinta ad essere più buoni.
Approfittiamone. Questa bontà potrebbe aprire la porta a non poche sorprese. Immergiamoci in questo giorno di Natale. Senza la paura di essere iprocriti, di non sapere poi perseverare. Fidiamoci. Viviamo questo giorno con lo stupore dei bambini. Lasciamoci condurre per mano da un angelo sconosciuto. Un angelo che potrebbe avere il volto di un amico, della mamma, di un sacerdote o di un senzatetto.
Guardiamo con occhi nuovi, innocenti, complici il mondo dei giovani. Non è vero che sono tutti uguali, egoisti, superficiali.
Da Napoli centro, lunedì 23 dicembre, una trentina di giovani sono arrivati in parrocchia. Gioiosi, sorridenti, chiassosi, spigliati. Hanno le macchine zeppe di alimenti per le famiglie più povere. Non ci conosciamo di persona, non ci siamo mai visti prima, evidentemente, hanno saputo che nel nostro quartiere tante famiglie sono veramente povere e si sono dati da fare.
Avrebbero voluto consegnare di persona i pacchi doni, ma hanno capito che con i poveri occorre essere discreti. La nostra generosità non deve offuscare la loro dignità. Hanno portato inoltre centinaia di libri per aiutarci ad allestire una biblioteca. I nostri ragazzi hanno bisogno di leggere, studiare, confrontarsi per poter mettere le ali.
Siamo stati bene insieme; abbiamo scherzato e riso; abbiamo scattato foto davanti al presepe e ci siamo scambiati gli auguri. Poi hanno ripreso la strada per Napoli.
Di gesti belli come questi, in Italia e nel mondo, in questi giorni ce ne sono stati a migliaia. Quanta carità è passata per le nostre chiese, quanti sorrisi sono stati accesi su volti sconosciuti da persone sconosciute. Per amore di Dio, per amore dell’uomo o solo perché costretti da una forza misteriosa.
Come un fiume carsico tanto bene è scivolato per le nostre mani per finire nelle mani dei poveri. Questa notte le chiese si riempiranno di persone. Tante sono credenti osservanti, altre credenti occasionali, altre ancora non credenti col cuore aperto e pieno di nostalgia.
Attorno al presepe c’è spazio per tutti. Nessuno si permetta di sentirsi il proprietario della mangiatoia. Nessuno ha il diritto di sentirsi migliore; a nesssuno è dato di poter giudicare coloro che durante l’anno non si sono visti a Messa o sono stati incoerenti con la fede. No, ciò che accade nel cuore di tanta gente in questa notte benedetta è un miracolo che nemmeno il diretto interessato riesce a decifrare. Facciamo silenzio. Inginocchiamoci. Adoriamo il Dio- bambino.