Gentile direttore,
torno sul “Botta e Risposta” del 29 maggio scorso a partire dalla lettera del signor Paolo Manconi. Ovviamente condivido in pieno l’analisi e la protesta dell’amico lettore per una evidente ingiustizia: non dare il bonus a genitori monoreddito. La risposta di Francesco Riccardi non fa una grinza, sottolineando l’incapacità dei governi di diverso colore di progettare interventi pensando alla famiglia come soggetto unico. Poi, sottolineando le varie prese di posizione di “Avvenire” in questi anni Riccardi sostiene che: «I miei colleghi e io stesso denunciamo da tempo questa e altre iniquità e abbiamo provato a suggerire interventi...». Proprio nel suo elenco c’è però una grossa lacuna. Riccardi scrive che occorre pensare al «quoziente familiare alla francese» oppure al «fattore famiglia elaborato dal Forum delle associazioni familiari e fino alla proposta dell’assegno unico per ogni figlio». Anche in queste osservazioni mi trovo d’accordo. Peccato però che come sempre, da molto tempo, mai si prende in considerazione o si cita la proposta del Popolo della Famiglia. Giace in Parlamento la nostra proposta di legge popolare, grazie alla raccolta nelle piazze di oltre 50mila firme autenticate con enorme fatica. La proposta, col titolo “Reddito di Maternità” prevede mille euro al mese per ogni famiglia con figli. Questa, per me, è la soluzione. Purtroppo i nostri politici l’hanno messa nel cassetto! Il mondo cattolico, poi, è diviso in tanti orticelli, e anche la stampa cattolica non ha mai valutato, considerato, sostenuto questa proposta...
Giuseppe De Giovannini Stresa ( Vb)
Del Reddito di maternità sostenuto dal Popolo della famiglia, gentile signor De Giovannini, ragionai in questa stessa pagina poco più di un anno fa a partire dalla lettera di un altro amico lettore («Sostenere famiglia e maternità: uno stimolo utile e una via giusta»). Ricordai anche la proposta precedente sullo stesso tema avanzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. E spiegai perché quest’ultima mi piaceva un po’ di più, ma dissi anche che ne apprezzavo pienamente lo spirito di quella del Pdf sebbene non fossi altrettanto convinto della sua articolazione. Era solo la mia opinione, ovviamente. Ma comunque qualcosa rispetto al... niente dell’indifferenza con cui anche questa proposta di legge d’iniziativa popolare è stata, di fatto, già passata agli archivi parlamentari. La conclusione della sua lettera, gentile e caro signor De Giovannini, con una sorta di monito alle realtà associative e informative cattoliche, mi spinge a soffermarmi su di un punto che mi è caro: penso, infatti, da sempre la battaglia culturale e politica per un decente e lungimirante sostegno alla famiglia e alla natalità come una battaglia “laica” e non squisitamente “cattolica”.
E, come tanti altri, ho scelto di condurla con argomenti non “di fede”, ma “di ragione”. E sono sempre stato felice e persino orgoglioso del fatto che la mia Chiesa – dedita, come è ovvio, all’azione pastorale – abbia non solo incoraggiato, ma a sua volta spesso contribuito con questa stessa modalità all’impegno sul piano più squisitamente civile. Un impegno che il Forum della associazioni familiari, nelle diverse stagioni della sua ormai lunga azione, ha interpretato con originalità e tenacia. In questa fase politicoparlamentare non esattamente scintillante, e a tratti davvero confusa, della vita del nostro Paese sta però e finalmente emergendo una seria consapevolezza dell’importanza di camminare nella direzione che la Costituzione all’articolo 29 e seguenti indica – purtroppo da più di settant’anni quasi solo invano – a sostegno della famiglia (e specialmente della famiglia con figli) nonché a protezione della maternità e dell’infanzia. Ci sono politici di differente orientamento e militanza che si stanno battendo onestamente per questo, a Roma come nelle realtà locali.
E le idee messe in circolo da queste pagine e da parecchie nostre firme – da Francesco Riccardi a Massimo Calvi – hanno aiutato a riflettere e dato impulso alla svolta annunciata e che vogliamo veder infine realizzata. Qui cito solo l’ultimo di questi interventi: l’editoriale di prima pagina di ieri, 26 giugno, «Se il discrimine è la vita stessa», affidato ad Antonella Mariani e concentrato sul punto di un sistema che tende a espellere le donne che diventano madri dal lavoro o a cancellare la dimensione della maternità dalla vita delle lavoratrici. Una ferita grave, che va assolutamente sanata. Con diversi strumenti. Forse anche col Reddito di maternità (che effettivamente, come ricordava Riccardi, abbiamo spiegato, ma non fatto nostro). Spingiamo però da tempo a seguire la via di politiche lavorative e fiscali adeguate e costanti nel tempo, di uno strutturale sostegno al reddito con lo strumento dell’assegno unico per ogni figlio e di servizi efficienti e dal costo contenuto che accompagnino la vita delle madri e delle famiglie. Anche qui, insomma, «et et» non «aut aut». Purché in positivo e al servizio della libertà delle persone e della famiglia tanto quanto del bene di una comunità degna di questo nome.