«Mio figlio autistico non si può bocciare». Ma non viene promosso davvero
giovedì 10 giugno 2021

Gentile direttore,
sono la mamma di un ragazzo autistico di 19 anni che ha frequentato l’ultimo anno di Liceo artistico. Vista la pandemia e la frequenza anomala di mio figlio a scuola (da solo con il suo professore), ho chiesto di fargli ripetere l’anno scolastico. Mi sembrava una richiesta più che giustificata. Ma noi genitori dipendiamo dalle decisioni dei professori e dei dirigenti scolastici. Sono loro che decidono per noi, anche in momenti e passaggi così delicati. E la mia richiesta non è stata accettata. Perciò anche se mio figlio non si presentasse agli esami di Stato, sarebbe ugualmente promosso! Queste sono le regole. I normotipici possono decidere se ripetere l’anno oppure no; i disabili come mio figlio devono sottostare alle decisioni altrui. Se non è discriminazione questa! Morale: da settembre mio figlio sarà impegnato in un Centro di formazione professionale per 6 ore alla settimana, e il resto del tempo? Causa pandemia non è stato possibile trovare un percorso adeguato. Chi pensa, direttore, che pagherà per tutto questo?

Melissa La Scala

Non oso valutare ciò che non conosco e credo e spero che i responsabili del Liceo artistico frequentato da suo figlio autistico abbiano agito in scienza e coscienza. Ma la sua dolente testimonianza e la sua amara domanda finale mi colpiscono. E capisco che in esse non dà voce solo alla sua preoccupazione, ma al suo amore. E questo nessuna legge potrà mai interpretarlo e rispettarlo sino in fondo. L’unica morale che mi sento di trarre dalla sua lettera, gentile signora, è che “non bocciare” non significa necessariamente e per davvero “promuovere”. Vale per il suo ragazzo e per qualunque persona.

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