Caro direttore,è lunedì 4 luglio e il "mitico" Frecciabianca 9723 delle 13.05 per Venezia è in ritardo di 25 minuti; migliaia di persone affollano la stazione: famiglie italiane, pendolari lavoratori, executive, impiegati, studenti, moltissimi turisti stranieri... Tutti rassegnati e accaldati. Negozi dappertutto, panchine più nessuna, solo una sala di aspetto: quella riservata ai tesserati Cartafreccia oro e platino. Sala climatizzata, futuribile, con ben tre impiegate alla reception, ma lì dentro nessun passeggero in sosta relax! Storie di ordinaria follia di una Italia che ha trasformato la grande stazione di Milano in un centro commerciale, dove non è più concepito il bisogno del viaggiatore. Persino i pannelli giganti con gli orari di arrivo e partenza sono girati verso il lato ingresso: dal lato binari ci sono solo giga-schermi con la pubblicità. Il passeggero non deve in primis viaggiare, deve innanzitutto essere plagiato e spennato. Se vuole sedersi o stare al fresco, vada in un negozio o al bar. Qualcuno, probabilmente, ha calcolato anche quanto deve consumare e quanto vale il suo passaggio. Al minuscolo stand "infofreccia", i due addetti che dovrebbero accogliere i viaggiatori, sommersi da caldo e rumori, mi hanno spiegato che al posto della vecchia indegna sala d’aspetto oggi c’è una libreria. Leggo sul sito di Grandi Stazioni: «Alla base dell’assetto organizzativo e gestionale della Società si pongono i principi etici condivisi da tutte le Società del Gruppo Ferrovie dello Stato che, in linea con il patrimonio culturale dell’azienda, il contesto sociale in cui la stessa opera e con le dinamiche di un mercato in costante evoluzione, indicano gli obiettivi da perseguire nel rispetto di precise norme comportamentali volte alla tutela dei valori portanti dell’azienda». No comment.
Paolo Fiorini, Verona
Che nella rinnovata grande stazione di Milano, a due passi dai treni in partenza e in arrivo, sia stato fatto spazio a un’ampia libreria è, a mio avviso, l’unica buona notizia che lei rilancia con questa lettera dolente e arrabbiata. Per il resto, caro signor Fiorini, lei mette in fila diverse e davvero fondate ragioni di protesta. Il viaggiatore in una stazione ferroviaria dovrebbe essere e sentirsi al centro, e non solo come "consumatore". Qualche banale (eppure essenziale) informazione meglio distribuita – per esempio i tradizionali "manifesti" con le assegnazioni standard dei convogli ai diversi binari, quelli che a Roma sono ben visibili e a ridosso delle pensiline... – potrebbe ben essere garantita a chi deve prendere il treno. E, poi, non c’è proprio dubbio: almeno una sala d’aspetto per turisti e "viaggiatori comuni" Milano – la Milano d’ogni giorno e, ovviamente, a maggior ragione quella dell’Expo – può e deve permettersela nella sua giustamente famosa "Centrale".