sac. Bruno Bosatra, Milano
La disposizione cui lei si riferisce, caro don Bruno, è questa: «Potranno sostenere l’esame gli alunni che abbiano frequentato l’ultima classe e che nello scrutinio finale conseguano una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l’attribuzione di un unico voto secondo l’ordinamento vigente e un voto di condotta non inferiore a sei decimi» (primo comma dell’articolo 6 del decreto del presidente della Repubblica n.122/2009). Come vede, la disposizione risale all’anno scorso, ma ha cominciato a fare rumore pochi mesi fa, quando – dati alla mano – si è capito che poteva avere effetti dirompenti. Infatti, alla fine del primo quadrimestre dell’anno in corso, è emerso che oltre il 60% degli studenti italiani aveva in pagella almeno un’insufficienza. E così, pur mettendo in conto un consistente miglioramento del quadro entro gli scrutini finali, è stato chiaro anche ai non addetti ai lavori che le ammissioni di massa a cui ci eravamo ormai abituati, stavolta, non potevano essere date per scontate. Immagino senza difficoltà – ho una figlia che sta per sostenere l’esame di maturità – le discussioni e le preoccupazioni che si sono accese in tantissime scuole e in un’infinità di famiglie. E vedo che alla fine è stato lo stesso Ministero della Pubblica Istruzione ad aprire uno spiraglio. Una recentissima ordinanza (la n. 44 del 5 maggio) ha ricordato che la valutazione degli studenti «è espressione dell’autonomia professionale propria della funzione docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale» e ha sottolineato che, nello scrutinio finale, essa «è effettuata dal consiglio di classe, ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del Dpr n.122/2009». Il che, tradotto, significa che non sarà il singolo professore a stabilire il voto, ma il consiglio di classe, che decide a maggioranza. Così l’insufficienza attribuita da un docente potrà diventare un "sei" in sede collegiale. Il rischio che lei paventa, in questo modo, mi sembra superabile, anche se la forma scelta non mi pare del tutto lineare e temo che ci sia più di una possibilità che «omogeneità, equità e trasparenza della valutazione», evocate dalla normativa contenuta nell’ormai famoso Dpr 122/2009, non siano adeguatamente tutelate. Vedremo, e probabilmente avremo ancora da discutere. Per intanto, in bocca al lupo a tutti i giovani che si preparano alla prova di Maturità, gli «esami» per antonomasia. E a lei, don Bruno, un caro saluto.
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