Caro direttore,
l’avvocato, e già parlamentare, Giulia Buongiorno è scesa pesantemente in campo per contestare la scomunica di mafiosi e corrotti. Ma questa volta pare non azzeccare per niente il garbuglio. Infatti, prima sovrappone (per poi poter negare questa possibilità) la scomunica di mafiosi e corrotti da parte della Chiesa con le sentenze di grado definitivo e poi arriva a proporre lei stessa le sue scomuniche preferite (pedofilia e femminicidio), per le quali però dimentica di sollevare le sue stesse obiezioni di poco prima. E quindi alla fine dimostra solo che spesso l’abilità avvocatizia si esprime nel produrre una serie di tesi e di obiezioni di parte, in opposizione a un’altra solo ipotetica tesi, preoccupandosi più del loro volume sonoro e grammaticale che della tenuta giuridica.
Anna Carpino Bari
Grande avvocato, la signora Bongiorno. Ma evidentemente non tutte le cause che difende sono cause giuste. Penso che mafiosi e corrotti possano meritare indulgenza, come tutti noi e probabilmente un po’ di più, soltanto se sanno capovolgere radicalmente la propria vita, riparando al male commesso e scegliendo con chiarezza quel bene che, prima, in molti modi hanno mortificato. Nessuno, come ci ricorda sempre il Papa, è escluso dal perdono, che è appunto prima di tutto un dono, ma non può fare a meno di noi.