domenica 10 maggio 2009
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Caro Direttore, la signora Rosa va a Lourdes. Si bagna in piscina. Prima un formicolio alle gambe. Poi lascia la sua carrozzina e torna a camminare. Un evento straordinario, che in poche ore si diffonde attraverso stampa, giornali, Internet. Un nuovo miracolo. E di colpo si riaccendono i riflettori su Lourdes, descritta come la «fabbrica dei miracoli». La mente corre indietro di duemila anni, ripercorrendo la storia dell’umanità attraverso il limite insito nell’essenza dell’uomo. «Finché non metterò le mie mani nel suo costato, non crederò», disse Tommaso. Non è cambiato molto da allora. Vogliamo vedere, toccare, sentire. Perché è vero solo ciò che si tocca con mano. Nella storia centenaria dell’Unitalsi, abbiamo imparato a comprendere che si può toccare non solo con mano, ma anche e soprattutto con il cuore. Chi è stato a Lourdes sa bene che «il miracolo del cuore», che si compie ogni giorno e regala prospettive di vita nuova, è un evento di straordinaria bellezza, che non accende i riflettori della tv, ma che è capace di accendere l’esistenza umana di energia viva. Quella stessa energia che da duemila anni ci regala la Croce. «Beati quanti, pur non avendo visto, crederanno», disse il Maestro a Tommaso. E allora viviamo nella giusta misura la straordinarietà di un evento come quello che ha interessato la signora Rosa, nella consapevolezza che rientra in un disegno straordinario di amore che si compie ogni giorno nella storia di ogni uomo, in mille forme differenti. Lourdes non è la «fabbrica dei miracoli». Pensare questo significherebbe ridurre la generosità di Dio alle ristrettezze anguste di una grotta. Il miracolo del cuore, che accompagna il cammino dell’uomo sui sentieri della fragilità terrena, rappresenta il più grande regalo che Dio potesse pensare per ciascuno di noi. Questa certezza accompagni i nostri passi. Buon cammino.

Antonio Diella presidente nazionale Unitalsi

La sua lettera, caro Diella, fa ben risaltare la differenza che intercorre tra chi « parla » di Lourdes e chi, invece, c’è stato o anche solo conosce persone che vi si sono recate. Dal 1858 a oggi, a fronte delle decine e decine di milioni di pellegrini, le guarigioni accertate sono in tutto 67, l’ultima il 9 novembre 2005, della signora salernitana Anna Santaniello. Sul piano statistico una cifra praticamente irrilevante, certo non tale da giustificare le dimensioni grandiose del flusso di persone che si dirige ininterrottamente verso la grotta di Massabielle e il prodigarsi generoso delle migliaia e migliaia di volontari, come quelli della sua meritoria associazione, in aiuto dei malati. Il miracolo vero è davvero quello « del cuore » , che lei ricorda, che lenisce l’angoscia e l’amarezza degli animi con la riscoperta o il rinvigorimento dell’esperienza di Dio attraverso l’intercessione della Madonna. Lo ricordava con grande efficacia il Papa durante la sua visita nella città pirenaica in occasione del 150° anniversario delle apparizioni: « Quante persone vengono qui per vedere, sperando forse segretamente di ricevere qualche miracolo; poi, sulla via del ritorno, avendo fatto un’esperienza spirituale di vita autenticamente ecclesiale, cambiano il loro sguardo su Dio, sugli altri e su se medesime. Una piccola fiamma chiamata speranza, compassione, tenerezza le abita. L’incontro discreto con Bernadette e con la Vergine Maria può cambiare una vita, perché esse sono presenti, in questo luogo di Massabielle, per condurci a Cristo, il quale è la nostra vita, la nostra forza, la nostra luce! » ( Benedetto XVI, 13 settembre 2008). Tanti auguri, quindi, alla signora Rosa, attendendo la valutazione del Bureau Medical in merito all’inspiegabilità scientifica della sua guarigione, ma continuiamo a guardare e a recarci a Lourdes come a « uno di quei luoghi che Dio ha scelto per farvi risplendere un raggio particolare della sua bellezza ... [ per] ... entrare, sulle orme di Bernadette, in quella straordinaria prossimità tra il cielo e la terra che non si è mai smentita e che non cessa di consolidarsi » ( Ivi). Un caro saluto, unito all’ammirazione per l’opera meritoria dell’Unitalsi.

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