martedì 31 luglio 2018
In tutte le questioni riguardanti l’uomo emerge come nodo fondamentale il rapporto tra natura e cultura. La natura umana è un dato oggettivo, con le sue caratteristiche biologiche ...
 L’oggettività che serve alla vera libertà
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In tutte le questioni riguardanti l’uomo emerge come nodo fondamentale il rapporto tra natura e cultura. La natura umana è un dato oggettivo, con le sue caratteristiche biologiche, le sue leggi, i suoi ritmi. La cultura interpreta, attualizza, integra, supplisce la natura, ma non può ignorarla o sovvertirla. È certamente un rapporto complesso con implicazioni di vario genere (biologiche, etiche, giuridiche, sociali) in cui due atteggiamenti estremi si confrontano.

Da una parte c’è una visione della natura in modo cristallizzato e fisso, ed è quella che nel passato è apparsa prevalente. Dall’altra è emerso un atteggiamento che concepisce la cultura non come interpretazione e attualizzazione della natura (come dovrebbe essere in un equilibrato rapporto), ma all’insegna della pura soggettività e quindi slegata da un rapporto reale con il dato oggettivo della natura dell’uomo, per cui si finisce per allontanarsi e contraddire la natura. In ordine a questo rapporto si dovrebbe tenere conto di alcuni aspetti spesso dimenticati. Per la natura non si considera la variabilità biologica, ricollegabile a cause genetiche, a fattori di sviluppo e ambientali.

C’è una variabilità di ordine biologico e psicologico che si colloca, o è interpretata, nell’ambito della normalità. Oltre certe soglie le espressioni della variabilità vengono interpretate come devianti sul piano statistico e meritevoli di attenzione per le possibili implicazioni. Possono indicare fattori perturbanti che determinano condizioni anomale o patologiche.

Determinare quando vengono superate queste soglie rientra nella biomedicina e biostatistica, ma non possono essere ignorate e si possono cercare adeguate soluzioni a livello personale. Prendere atto di questa variabilità oggettiva e misurarsi con essa nella costruzione dell’identità della persona rientra nel processo educativo e può richiedere competenze anche sul piano medico e psicologico, sempre in un contesto ambientale che rispetti le diversità individuali. Sul versante della cultura si è ampliata la sfera della soggettività e della libertà, perché il comportamento umano, per quanto possa essere influenzato dalla biologia e dalla società, non è determinato e generalmente conserva la libertà di azione.

Questa componente culturale di libertà, che gioca un ruolo importante nel rapporto con la natura, è segnata nella mentalità moderna da una soggettività assoluta, per cui la libertà dell’individuo non deve avere limiti. Essa diventa la norma assoluta di riferimento per giustificare ogni comportamento, a meno che non sia chiaramente lesivo di diritti altrui. Su questa linea si muovono diversi filosofi e cultori del diritto, giudici, uomini politici con affermazioni che hanno anche dell’incredibile.

Si pensi al riconoscimento di una duplice paternità o maternità, avvenuto in diversi casi, una posizione che se non fosse per le implicazioni a cui potrà dare luogo per il bambino, sembrerebbe così ridicola da non potersi prendere sul serio. In questa situazione, che caratterizza l’epoca moderna, il rapporto natura umana e cultura si dimostra quanto mai critico, esposto a qualunque scelta. Ma resta fondamentale un corretto rapporto. Se le regole della società si allontanassero troppo dal dato della natura ci si avvierebbe a un declino inevitabile della società.

A questo allontanamento dalla realtà del sistema della natura contribuiscono non poco le moderne tecniche riproduttive che offrono la possibilità di sganciare la propagazione della vita dall’amore e dalla unione dell’uomo e della donna o di renderlo comunque indipendente. La compiacenza di una certa giurisprudenza nell’avallare scelte ambigue o incongrue all’insegna della libertà della persona adulta, con sicuro danno del minore, completa il quadro distruttivo dei valori del matrimonio e della famiglia a cui stiamo assistendo.

La voce della Chiesa, chiara nei documenti magisteriali, non arriva come dovrebbe al popolo cristiano e stenta a essere interpretata correttamente nella pubblica agorà. Cosicché nella riflessione e nel dibattito culturale, anche del mondo cattolico, si ha l’impressione che nell’affrontare il confronto col pensiero dominante (in cui sono affermate istanze insostenibili sul piano etico, sino alla omogenitorialità), si dimentichi spesso che i veri nodi prima di essere di ordine religioso stanno nella interpretazione del dato della natura. Quello su cui tutti si sentono autorizzati a dire ciò che vogliono, allontanandosi dalla oggettività delle cose.

Sacerdote e antropologo, professore emerito all’Università di Bologna

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