Caro direttore,Vittorio Possenti su Avvenire del 18 agosto afferma che bisogna andare a votare con la possibilità di dare le preferenze. Questa modalità era in vigore con la cosiddetta Prima Repubblica ed è stata eliminata perché era degenerata. Inoltre, se qualcuno ha fatto parte di seggi elettorali si sarà accorto che le preferenze erano pilotate dai partiti. Con il nuovo sistema elettorale eleggiamo il presidente del Consiglio e l’esigenza del voto di preferenza è in parte scemata. Per una coerenza politica chi è stato eletto in una lista con su la scheda del nominativo presidente se non condivide più le scelte del presidente eletto dovrebbe dimettersi dal Parlamento e non provocare crisi di governo. La storia della cosiddetta Prima Repubblica, come quella più recente, ha dimostrato amaramente la tendenza italiana alle congiure di palazzo. L’amara conclusione è questa: la Republica italiana non ha prodotto nessuno statista tranne De Gasperi il quale non era un italiano ma un trentino e che si era fatto le ossa al Parlamento di Vienna.
Francesco Zanatta BresciaPer la precisione, caro signor Zanatta, l’attuale legge elettorale tende a riconoscere e consolidare (con un premio in seggi) una maggioranza di governo, ma non il presidente del Consiglio. Tant’è, come lei ricorda, che partiti e alleanze hanno preso a proporre il nome del candidato premier sul loro simbolo. Siamo alla preferenza surrettizia (o indiretta), e per uno soltanto. Con il referendum del 1991, che pretese e ottenne la riduzione a una sola delle preferenze esprimibili, gli italiani (che sono trentini, siciliani, toscani, liguri, abruzzesi, veneti...) non chiedevano di certo questo, ma semplicemente la fine del controllo sul voto che, in alcune situazioni, era vergognosamente esercitato attraverso le preferenze multiple. La realtà è che, da cinque elezioni generali – prima con i collegi uninominali (assegnati senza primarie), poi con le liste bloccate – chi va alle urne può solo ratificare eleggibili “cooptati” dai leader di partito. L’unica alternativa per tanti è non votare, e purtroppo è quello che sempre più italiani stanno facendo. Il professor Possenti non si rassegna a questo, io nemmeno. Scegliere chi ci rappresenta in Parlamento non è un lusso. (mt)