«Bonjour Marseille. Bonjour la France », è stato ieri il primo saluto di Francesco ai presenti allo Stade Vélodrome e ai telespettatori collegati per assistere alla Messa. Ma fra i dettagli attorno al Papa, uno ha probabilmente interrogato più di altri i francesi, compresi i non credenti presenti o sintonizzati per semplice curiosità o “dovere d’ufficio”. Proprio quello splendido sfondo blu mare capace di mettere così bene in risalto, anche sul piano estetico, la figura del Pontefice.
Un blu, a ben guardare, più chiaro di quello della bandiera francese. Un blu, magari, che avrà fatto piacere ai tifosi dell’Olympique Marseille, felici di ascoltare il Papa fra gli spalti costruiti per la celebre squadra locale. O ai tanti marsigliesi con radici familiari napoletane, spesso dai cognomi in “iello” come eredità di un’immigrazione partenopea a Marsiglia che fu intensa,
un secolo fa. O ancora, ai simpatizzanti dell’Argentina, che nell’ultimo decennio avevano già adottato calorosamente, all’insegna di un istintivo meridionalismo calcistico, ben due allenatori argentini sulla panchina dell’Om. Ma quel blu, simile fra l’altro al colore delle Nazioni Unite, ben riassume pure lo sguardo inedito che la Francia istituzionale sembra aver puntato sul Pontefice, pur nel corso di una visita «a Marsiglia e non in Francia». A giudicare da tante reazioni pubbliche, uno sguardo in gran parte liberato da certe caratteristiche miopie del passato. A cominciare da quella laicista. Non a caso, si sono rapidamente sgonfiati i propositi polemici, soprattutto di certi esponenti di sinistra transalpini, sulla presenza del presidente Emmanuel Macron alla Messa.
Uomo di sinistra, il sindaco di Marsiglia Benoît Payan ha addirittura dichiarato, al quotidiano La Croix che «mai Marsiglia ha conosciuto un evento simile», sottolineando la forte attesa della città verso «uno straordinario messaggio di pace e d’apertura». Senza giochi di parole, non poche orecchie francesi hanno insolitamente percepito ieri una musica dal respiro forse ancor più largo della stessa Marsigliese. Un respiro e un orizzonte globali simbolizzati così bene da quel blu marino dietro al candido manto di Francesco. Come se lo stesso Pontefice, oltre che da Roma e biograficamente dall’Argentina, fosse giunto da ogni periferia del mondo, oltre i mari che possono unire e non solo dividere.
Più che in passato, è un Papa “globale” quello che tanti politici francesi, credenti e non, hanno lodato. O si sono almeno messi ad ascoltare con attenzione. Come se a Marsiglia, per molti, si fosse accesa una scintilla: la percezione della portata universale, e non parziale o di parte, del Magistero della Chiesa. Ben al di sopra di quanto resta ancora, nelle menti, delle vecchie diatribe tipicamente transalpine fra “gallicani” e “ultramontani” (papisti). Ben al di là, almeno questa volta, dell’usuale laicismo strisciante. Da parte di Macron, pure una nota parsa ai più stonata: «Non abbiamo nulla di cui vergognarci». Ma anche certi consiglieri all’Eliseo riconoscono che la «voce del Papa» può giungere laddove si ferma l’influenza diplomatica di Parigi. Ammissioni che dimostrano almeno la sete, così forte in Francia, di una visione universalista rinnovata.
Adeguata alle nuove sfide globali. E ieri, allo Stade Vélodrome, la stessa sete ha fatto un incontro insolito. Con il profilo di un Papa vestito di bianco sullo sfondo di un blu sconfinato, simbolo di tragedie irrisolte, come quelle migratorie. Ma recepito pure come esortazione a tracciare nuove rotte. Al di là di steccati e miopie. Con speranza.