Gentile direttore,
insomma, se ne parla ormai da giorni del bambino "casualmente" prodigio, del giovane onomaturgo, che ha saputo arricchire la lingua italiana di un neologismo, con quella parola che suscita di per sé curiosità, incanto, stupore e ammirazione: "petaloso". Un esempio costruttivo di chi, nella sua inesperienza e ingenuità, forgia un nuovo termine, ormai sulle bocche di tutti, grazie anche all’iniziativa della maestra che ha saputo valorizzare la creatività del tenero discente, la stessa insegnante "sui generis" peraltro che in occasione delle vacanze pasquali dell’anno scorso, si era distinta, in controtendenza rispetto a molti docenti, invitando i propri alunni «a fare delle dormite riposanti, a non stare chiusi in casa, magari davanti a un videogame, ma a giocare all’aperto, e in caso di viaggi a guardare e ad ammirare i paesaggi circostanti». Una maestra entusiasta del proprio lavoro che ha saputo accarezzare l’immaginazione del bambino, senza tarparne le ali. Comunque, ritornando al nuovo lemma, «un’eccellenza linguistica» promossa di fatto dalla rigorosa e selettiva Accademia della Crusca, che premia anche la sincerità e l’innocenza candida dell’infanzia, a fronte anche di quelle parole che hanno tradito invece le loro origini virtuose, "bocciate" da un utilizzo distorto da parte degli uomini, sicuramente più scaltriti e scafati (si pensi alla parola "ministro", servitore della comunità, l’uso improprio da parte di non pochi politici corrotti...). "Petaloso" una parola fresca... un fiore che sboccia, rigoglioso di vita e che infonde speranza! Sarà forse anche per questo che la nota istituzione linguistica e filologica italiana l’accoglierà probabilmente, nel tempo, nel suo già ricco vocabolario.
Claudio Riccadonna - Ala (Tn)
Ripeto ciò che abbiamo già scritto: bravo il bambino creativo e bravissima la maestra che lo accompagna e sprona su questo cammino. Ma bravo anche lei, , gentile amico, nel collegare parole che sbocciano e promettono una bella fioritura ("petaloso", appunto) e parole davvero splendide ("ministro", "politico" e, in vena di meditata autocritica, aggiungo "cronista") che stiamo usurando e tradendo. Non basta rifletterci, bisogna viverle bene.