Reuters
Caro direttore, di fronte a una continua e apparentemente inarrestabile escalation delle violenze, al cospetto di una minaccia nucleare, in presenza di una crisi umanitaria gravissima nel cuore dell’Europa, provocata dalla guerra della Russia in Ucraina, noi affermiamo la necessità immediata e stringente di una nuova governance della pace. È necessario e urgente il coinvolgimento di leader donne, con esperienza negoziale, capaci di “imporre” le ragioni di un cessate il fuoco.
Il nostro appello è alla prima italiana presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Roberta Metsola, a Ursula von der Leyen e alle 31 premier e presidenti in tutto il mondo. Chiediamo che siano loro a tracciare la strada del dialogo e della negoziazione. Come ripete da mesi papa Francesco, «la pace va cercata sempre e comunque» e loro rappresentano l’intermediario che oggi può tracciare un confine tra l’apocalisse e un nuovo ordine mondiale. L’Onu definisce le donne peacekeepers come la «chiave per la pace».
La risoluzione 1325 approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza il 31 ottobre del 2000, chiede, in maniera giuridicamente vincolante, che le donne siano coinvolte in modo adeguato e paritario nella prevenzione dei conflitti, nei processi di pace, nella politica di sicurezza e nella ricostruzione delle strutture statali. Nonostante questo, le donne continuano a essere gravemente sottorappresentate a tutti i livelli di decisione che vanno dalla prevenzione alla risoluzione dei conflitti fino alla riconciliazione post-bellica.
Guardando ai processi di pace in cui le donne compaiono tra le negoziatrici – il 13% degli accordi internazionali siglati tra il 2001 e il 2019 – si comprende quanto la partecipazione femminile sia determinante per il successo e la sostenibilità dei risultati: la loro partecipazione garantisce il 35% di probabilità in più che la pace resista almeno 15 anni. Dal Bangladesh alla Repubblica centrafricana, dalla Georgia al Libano gli esempi recenti in cui la leadership femminile ha contribuito alla pace sono molteplici. E l’esperienza insegna che quando negli spazi di negoziazione ci sono anche leader donne, si instaura un clima di reciproca fiducia che può cambiare in positivo le dinamiche delle trattative. Tutte queste considerazioni sono state ampiamente disattese nei tentativi fin qui compiuti di porre fine alla guerra in corso in Ucraina, accomunati dall’assenza di donne dai tavoli di negoziazione. Oggi chiediamo con forza alle leader di tutto il mondo di invertire la rotta e prendere in mano le redini di una pace possibile, necessaria e duratura.
Lella Golfo, Presidente Fondazione Marisa Bellisario
Paola Angeletti, Chief Operating Officer Intesa Sanpaolo
Lucia Annunziata, Giornalista Rai
Stefania Battistini, Inviata di guerra Tg1
Margherita Boniver, già Ministro della Repubblica
Maria Chiara Carrozza, Presidente Cnr
Floriana Cerniglia, Docente di Economia Politica, Università Cattolica del Sacro Cuore
Maria Di Freda, già Direttore del Teatro alla Scala
Mariella Enoc, Presidente Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Elsa Fornero, Docente Università di Torino, già Ministra del Lavoro e delle politiche Sociali
Enrica Giorgetti, Direttore Generale Farmindustria Iryna Glebova, Vicedirettrice Museo di arte Occidentale e Orientale di Odessa
Maria Cristina Gribaudi, Presidente Fondazione Musei Civici di Venezia
Patrizia Grieco, Presidente Banca Monte dei Paschi di Siena
Barbara Jatta, Direttore Musei Vaticani
Lorenza Lei, Pro Rettore vicario Università eCampus
Francesca Mariotti, Direttore Generale Confindustria
Giustina Mistrello Destro, Vicepresidente Fondazione per la Ricerca Biomedica Avanzata
Gina Nieri, Direttore Divisione Affari Istituzionali, Legali e Analisi Strategiche Mediaset
Antonella Polimeni, Rettrice Sapienza Università di Roma
Livia Pomodoro, Presidente Accademia Belle Arti di Brera
Paola Profeta, Docente Scienza delle finanze, Università Bocconi
Stefania Proietti, Sindaco di Assisi
Patrizia Ravaioli, Presidente Donne Leader in Sanità
Elisabetta Ripa, Direttore Enel X Way
Anna Maria Tarantola, Presidente Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice
Silvia Vaccarezza, Giornalista Rai