ancora una volta i cittadini italiani devono fare i conti con una classe politica che, invece di fare il bene del Paese, perde il suo tempo in disastrose e inutili prove di forza. Ancora una volta è dimostrato che la democrazia, in Italia, non è realizzata. Andremo ancora una volta alle elezioni. A votare chi? I soliti, scelti dai soliti. La storia insegna che quando un popolo è oppresso, quando è saturo, fa la rivoluzione. Sono nata nel 1954 e non ho mai vissuto una guerra, ma comincio a pensare con timore e repulsione che per cambiare le cose si arriverà a imbracciare i fucili... Le confesso che per la prima volta sono seriamente preoccupata. Lei riesce ancora a dare una parola di speranza? Saluti e buon lavoro.
Paola Montafia, Omegna (Vb)
Caro direttore,
credo che l’ex presidente del Consiglio abbia tutto il diritto di indignarsi di brutto e di avercela con l’universo mondo per il fatto che sta per essere estromesso dal Senato. È vero che ciò è dovuto a una sentenza che egli ritiene ingiusta, ma è una sentenza passata in giudicato e, quindi, solo da eseguire. È anche vero che i rapporti di forza nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sono quelli che sono, per cui in quella sede la maggioranza dei senatori non solo ha un certo orientamento sulla vicenda al suo esame, ma non ha neppure ritenuto opportuno chiedere alla Corte Costituzionale se la cosiddetta Legge Severino possa ritenersi o no retroattiva. È naturale e comprensibile, allora, non solo il suo sdegno, ma anche quello della intera sua parte politica. Ciò che non è concepibile, invece, è che 185 (sembra meno cinque o sei) tra deputati e senatori (cinque ministri compresi) obbediscano come scolaretti ai suoi comandi. Certo, tutti i 185 parlamentari sono stati 'nominati' e, quindi, sono debitori di chi li ha 'fatti eleggere': lauto stipendio, ribalta, notorietà e tutto ciò che comportano quelle cariche istituzionali. Però, signori, le scuole elementari le avete frequentate da parecchi anni, mesi di pensieri così significativi e incisivi. siete tutti vaccinati, maggiorenni e non è affatto dignitoso farsi imporre certi comportamenti. Ma, non siete voi che avete sempre criticato e continuate ad ironizzare sul M5S, i cui rappresentanti alla Camera e al Senato sono costretti a seguire le indicazioni del loro capo, e chi non si adegua è espulso? E, allora, quale differenza c’è tra M5S e Pdl? Tutti siete stati 'nominati'; tutti seguite alla lettera i 'comandi' del rispettivo capo. Ma, forse, quelli si distinguono da voi perché obbediscono a un ex comico, mentre voi ad un ex presidente del Consiglio. Però, tanti italiani ridono di entrambi!
Lino De Angelis, Cassino (Fr)
Gentile direttore,
anche io considero inopportuna la crisi aperta dalle dimissioni di parlamentari e ministri del Pdl. Detto questo, la «torta immangiabile» di cui lei ha parlato nell’editoriale pubblicato domenica 29 settembre l’hanno preparata e sfornata, cucinandola in maniera accurata per lunghi anni, una magistratura politicizzata e una sinistra che vede la lotta politica come annientamento morale dell’avversario e che nutre un sovrano disprezzo per l’elettorato 'antropologicamente inferiore' che vota centrodestra.
Luciano Badesso, Grosseto
Caro direttore, ormai abbiamo capito com’è la politica dei falchi del Pdl: dicono che con il Cavaliere c’è molta democrazia, ma come uno si azzarda a criticare, lo artigliano dicendo che è un traditore! Che bella democrazia, fatta solo di interessi giudiziari ed economici! Un cattolico moderatissimo e arrabbiatissimo.
Mario P.
Caro direttore, la situazione politica è assurda, si fa saltare un governo senza motivazioni plausibili e con procedure a dir poco 'anomale' (dimissioni forzate di alcuni ministri decise senza neppure interpellare gli interessati e senza un minimo di concertazione degli organi direttivi del partito in questione!). Sono a dir poco allibito nel sentire che questa decisione sarebbe stata presa «nell’interesse dell’Italia e degli italiani». Mi auguro che chi ha un po’ di dignità non si assoggetti al diktat e agisca in base alle proprie idee e ai propri valori.
Gianluigi De Marchi, Pino Torinese
Caro direttore,
negli ultimi tempi non riuscivo a capire alcune cose. La prima: perché né il Governo né il Parlamento ponessero mano alla riforma della legge elettorale che a parole tutti chiedevano. Ho fatto un parallelo con la legge sul conflitto di interessi che la sinistra ha chiesto per anni, ma non ha fatto quando era al governo. La seconda: l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa e lo stop all’aumento dell’Iva. Sono provvedimenti che sono stati trascinati fra tira e molla per mesi. La prima e la seconda cosa poco chiare mi inducono a pensare che ci si sia voluti dare strumenti di ricatto politico. E poi c’è la terza: l’aggressiva determinazione con cui è stato affrontato il problema del voto sulla decadenza del senatore Berlusconi. Sordi a ogni considerazione giudiziaria e politica (bastava approvare la prima proposta di delibera e il governo era salvo). C’era l’urgenza di pagare alla magistratura il prezzo di togliere a Berlusconi tutte le immunità? (Si vedrà in seguito). Mi viene alla mente il vecchio adagio di «non buttare il bambino con l’acqua sporca». Ma in questo caso è il contrario: il Pd vuole buttare il bambino (Berlusconi) e pazienza se se ne va anche l’acqua (il Governo). E meglio se la colpa è di qualcun altro.
Camillo Ronchetti, Milano
Le vostre diverse annotazioni, cari amici, sono pacate nei toni e tutte egualmente amare e preoccupate per la crisi che, comunque, si sta consumando in queste ore. È l’ennesimo 'autunno del nostro scontento', stagione permanente per noi italiani ormai da tre anni. Qui mi limito ad annotare che se il dibattito politico somigliasse almeno un po’ per civiltà e disinteresse a quello che si snoda nelle vostre parole, vivremmo tutt’altra e più responsabile stagione.