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Quando cinque anni fa venne pubblicata, fu subito chiaro a molti che l’enciclica Laudato si’ era destinata a lasciare il segno non solo nella Dottrina sociale della Chiesa, ma anche nei processi politici, economici e naturalmente ecologici delle nostre società globalizzate. Cinque anni dopo, e anche alla luce della drammatica esperienza del coronavirus, abbiamo ormai la prova da un lato delle intuizioni “profetiche” del testo e dall’altro della sua forza. Un dinamismo tale da farlo uscire dalle pagine di carta o dagli schermi del web, per trasformarlo in vita vissuta sia a livello internazionale e civile, sia per la Chiesa universale e le comunità ecclesiali locali. I frutti del documento di Francesco hanno infatti avviato processi ancora ben lungi dal concludersi – «il tempo è superiore allo spazio», sostiene infatti il Papa nella Evangelii Gaudium –, ma già fecondi di ulteriori sviluppi in tutti i campi toccati dall’enciclica. E non è casuale che il Pontefice abbia proclamato un anno speciale di anniversario, per riflettere sull’enciclica. V a detto comunque in premessa che la Laudato si’ non è nata all’improvviso. Il retroterra culturale e magisteriale (si vedano a questo proposito i pontificati di san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) nel quale affondano le radici della riflessione di papa Bergoglio è vasto e ben documentato. Ma il primo frutto del documento è la sua capacità di mettere in connessione aspetti che in precedenza venivano trattati settorialmente. Non a caso tra le espressioni più citate c’è «l’ecologia integrale», che ne costituisce il vero cuore, il «tutto è connesso », che è diventato quasi uno slogan, e la notazione secondo cui «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale».
Su questi capisaldi – e soprattutto sul paradigma secondo cui Francesco ha collegato il sociale e l’ambientale, l’economico e il politico, il culturale e lo spirituale – si sono sviluppate nell’ultimo quinquennio non solo le riflessioni di studiosi, politici, sindacalisti e opinionisti, ma anche e soprattutto nuove prassi all’insegna della sostenibilità. Come hanno scritto in un editoriale per Aggiornamenti sociali Giacomo Costa e Paolo Foglizzo, «abbiamo scoperto che la Laudato si’ non è un testo da imparare, perché non è la trattazione compiuta e definitiva di un tema, ma è la fonte di ispirazione e il quadro orientativo di un progetto che si chiarisce via via che lo si mette in atto».
Così, ad esempio, a livello internazionale l’enciclica ha permeato il dibattito politico e scientifico a partire dalla Conferenza di Parigi sul clima del 2015; ha fatto nascere iniziative ecclesiali per mettere in pratica l’ecologia integrale; ha ispirato la piantumazione di nuovi alberi nelle zone a rischio desertificazione e iniziative di spiritualità come l’annuale “Tempo del creato” che va dal 1° settembre, Giornata mondiale di preghiera per la salvaguardia del creato, fino al 4 ottobre, festa di san Francesco; ha fatto sì che la cura della casa comune sia stata inserita tra le opere di misericordia e ha dato il là alla “Economy of Francesco” con la direzione scientifica di Luigino Bruni, che si sarebbe dovuta tenere a marzo e che è stata rinviata a ottobre a causa della pandemia. Senza quel documento sarebbe stato forse più difficile tenere un Sinodo come quello per l’Amazzonia (il cui collegamento con la Laudato si’ è evidente fin dal tema: “Nuovi cammini per la Chiesa e per l’ecologia integrale”) e approdare alla successiva esortazione apostolica Querida Amazonia con i quattro sogni – sociale, culturale, ecologico ed ecclesiale – che sono di fatto un percorso di ecologia integrale capace di interpellare la coscienza del mondo intero, alla quale si è riferito lo stesso Francesco quando, sulla scia dei lavori sinodali, ha parlato di un vero e proprio «peccato ecologico».
Secondo alcuni commentatori, inoltre, anche lo stesso Sinodo dei giovani del 2018 e il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da papa Francesco e Ahmad al-Tayyib, grande imam di Al-Azhar, sarebbero in fondo ascrivibili tra i frutti del documento, perché tributari di uno sguardo integrale alle realtà trattate, tra le quali la cura della casa comune non assume certo una rilevanza secondaria. Al punto che nella Gmg di Panama, nel gennaio del 2019, si è parlato anche di una “Generazione Laudato si’”. È un fatto, comunque, che il paradigma dell’ecologia integrale si sia esteso a macchia d’olio a livello internazionale, come del resto anche in Italia, dove tra l’altro ha trovato un terreno particolarmente fertile, data la sensibilità ai temi ambientali dimostrata sia dalla Cei, sia dalle singole diocesi, anche prima della pubblicazione dell’enciclica (la celebrazione della Giornata del primo settembre, ad esempio, si è radicata nel nostro Paese già precedentemente al 2015). Il documento di papa Francesco ha però dato nuova linfa alla riflessione di associazioni di categoria come la Coldiretti, la Confcooperative e la Confartigianato, o a forze sindacali come la Cisl. A livello ecclesiale si poi innestato in iniziative di carattere nazionale come le Settimane sociali dei cattolici italiani. Ne sono palese dimostrazione quella di Cagliari, nell’ottobre del 2017, con i riflettori puntati sul tema del lavoro e sulle buone pratiche di aziende che coniugano produzione e sostenibilità ambienta- le, e la prossima edizione di Taranto (nel 2021) con il suo tema più che esplicito: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro #tuttoèconnesso”.
La Chiesa, diocesi e parrocchie, associazioni sociali e di categoria, giovani, leader religiosi e politici, intellettuali: la mobilitazione è stata intensa, ma è l’inizio di un percorso che può solo avanzare.
A ciò si aggiungano iniziative come “A pesca di plastica”, che ha visto i pescatori protagonisti di una “ripulitura” dei fondali marini, le Comunità “Laudato si’, avviate nella diocesi di Rieti in collaborazione con Slow Food di Carlo Petrini e da lì diffusesi in molte regioni d’Italia, la costante sensibilizzazione sulla Terra dei Fuochi e sugli altri siti inquinati della Penisola (sono 57 in Italia in base a una indagine del Ministero della Salute) che vede in prima fila 70 diocesi (tra le quali Acerra, meta di un viaggio che Francesco ha dovuto rimandatre a causa del Covid, ma che ha detto di voler fare sicuramente), i progetti ecosostenibili per il lavoro giovanile nell’ambito del Progetto Policoro, l’attività di Libera contro le mafie (che hanno tra i loro business anche attività inquinanti) e non ultimo il fenomeno del ritorno alla terra di molti giovani con la fondazione di startup agricole “biologiche”.
Davvero la Laudato si’ in questi cinque anni è stato il punto di riferimento di quella “rivoluzione integrale” che ha portato economisti come Leonardo Becchetti a lanciare la proposta di “votare con il portafoglio”, scegliendo ad esempio prodotti ecosostenibili al momento di fare la spesa, o interi nuclei famigliari a ripopolare piccoli paesi di montagna quasi del tutto abbandonati nei decenni precedenti, o la Focsiv a pubblicare la “Guida per comunità e parrocchie ecologiche”. Certo, molto resta da fare: nel ripensamento delle soluzioni abitative e della mobilità sociale, nella raccolta differenziata dei rifiuti e in tanti altri campi. Ma la strada imboccata è quella giusta. E l’enciclica di papa Francesco marca il punto di non ritorno.