C'è un nuovo sito dell’Unesco che da oggi ufficialmente si potrebbe fregiare di "Patrimonio dell’Umanità": Langhe Roero e Monferrato. Il 38° Comitato dell’Unesco riunito a Doha in Quatar ha rimandato la decisione a oggi, ma in Piemonte la certezza, suffragata da 10 anni di lavoro nel redigere e correggere il dossier, aleggia tra le "vinose" colline, che sono l’oggetto forte di questo riconoscimento. Il paesaggio di cui si sta parlando, del resto, è davvero mozzafiato e, con tutto il rispetto, non vale lo Champagne, anch’esso in lizza, prossimamente. Le Langhe prendono il nome da "lingue", ossia le immagini che da lontano si scorgono al di sotto del Monviso e di altre montagne di questa regione che è ai "pie dei monti". E sono colline che sembrano pettinate, ordinate a filari, altissime in alcuni casi, soprattutto dove nasce il nebbiolo da Barolo, ma anche il moscato che è poi l’uva che lega i 52 comuni del Sud Piemonte.Nel mondo, oltre che per Barolo e Barbaresco, sono conosciute per i racconti struggenti di Pavese, mentre il Roero è una
food valley alla sinistra del fiume Tanaro che raggruppa una serie di paesini cartolina, ognuno con il suo castello. Col potente Monferrato, che nel Cinquecento abbracciava territori vasti fino ad Alba, che delle Langhe è capitale, e Chivasso alle porte di Torino, siamo nella regione più "castellata" d’Italia e forse d’Europa. Ed ecco la seconda grande forza di queste colline, tanto care anche a papa Francesco che di un paese del Monferrato è originario (come pure il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino): Portacomaro stazione. Ma soprattutto sono le terre di don Bosco, che portava i suoi ragazzi a vendemmiare l’uva freisa, fino a Montemagno, dove invece l’uva è la barbera, ma anche il grignolino.Terre povere e disperate, all’inizio del secolo scorso, che fecero scrivere a Fenoglio un romanzo dal titolo emblematico: La Malora. Quindi terre di emigranti, quasi tutti in Argentina, i cui protagonisti (i miei nonni, ma anche i miei genitori, perché anch’io sono di lì e mia mamma nacque nel 1927 a Unanuce, nella Pampa) mai si sarebbero sognati che il mondo avrebbe messo gli occhi su questa rinascita, che oggi ha il volto di queste sinuose colline dolci. Dolci come un bicchiere di Moscato, che sarà il brindisi di tanti, in questa domenica da segnare negli annali.