L’America ha votato. È importante per tutti noi, importantissimo per me. Tutti noi europei abbiamo dei legami con l’America, l’America influisce sulla nostra vita, che lo sappiamo o no, ma influisce soprattutto sulla mia. Perché ho un figlio che vive e lavora là, questo figlio ha dei figli, ogni tanto li vado a trovare, e dalla loro vita dipende la mia vita. Conosco l’America, ci sono cose che mi piacciono e altre che non mi piacciono. L’America è esagerata. E queste elezioni esagerano la sua esagerazione. In democrazia, le elezioni sono una battaglia pacifica, non militare. Sono “la sostituzione” della battaglia militare. In America, queste elezioni sono poco pacifiche e abbastanza militari. Questo non mi piace, non piace a noi europei. Noi andiamo a votare e il seggio è protetto dai carabinieri. È lo Stato che ci dà sicurezza.
Nella sicurezza armata dello Stato sta la nostra libertà. L’America non ha questa sicurezza e non la vuole, non ci crede. L’America vuole la libertà, ogni famiglia dev’essere libera, e libera anzitutto di armarsi. Da noi il popolo è stupido in fatto di armi, non distingue un fucile da un mitragliatore. In America sanno tutto. Ogni casa ha almeno un’arma, e spesso più di una. Un buon americano sa tutto dell’M4 e suoi successivi modelli. Ne ha uno in casa. Hanno anche la pistola, e quando non è la pistola a tamburo è la nostra Beretta, apprezzata come “la pistola che non s’inceppa mai”. Adesso la Beretta fabbrica un modello col doppio caricatore, si chiama “bifilare”, sette colpi più sette colpi, se metti un colpo in canna hai 15 colpi, praticamente un mitra. In Europa ti presenti in albergo con la carta d’identità, in America con la carta di credito. Quando registrano la tua carta di credito ti hanno in pugno, te e la tua storia, cioè la storia dei tuoi debiti.
È sano che tu abbia una lunga storia di debiti, purché li abbia pagati. Allora sei un cittadino modello. Che compra e che spende. In America devi spostarti in auto, non a piedi. Camminavo a piedi per Los Angeles, dove sta mio figlio, sotto le colline, e mi s’accosta un’auto della polizia: “Signore, dov’è la sua auto?”, “Non ho auto, sono a piedi”, spengono il motore e vengono a interrogarmi. Sono sospetto. Mi chiamo Ferdinando, potrei essere spagnolo o messicano. Negli aeroporti mi fan levare le scarpe e la cinghia dei pantaloni, da quando un mentecatto s’era riempita la cinghia di esplosivo. I pantaloni senza cinghia tendono a scivolar giù, li devi bloccare con una mano. Sotto Stalin i dissidenti andavano a processo senza cinghia, per tutto l’interrogatorio dovevano trattenersi i pantaloni. Era un modo per umiliarli. Arrivo in America, devo trattenermi i pantaloni, perché mi umiliano? Da noi, quando si vota, quelli degli altri partiti sono avversari. In America sono nemici. Da noi, li devi battere.
Per Trump, meglio se crepano. In America, una squadra di trumpiani su camion ha speronato un camion avversario e lo ha rovesciato. Da noi non puoi esporre per strada o in tv vignette col tuo avversario in forma di cane o di maiale, l’America è piena di vignette con Obama che ha la faccia di scimmia. Questa per loro, i destrorsi, è religiosità: se Obama è una scimmia è perché Dio lo ha creato così, votando contro Obama fai semplicemente la volontà di Dio. In America sei quel che fai, il tuo mestiere ti qualifica. Anzi: tu sei il successo che hai, il tuo successo ti definisce. Sono molto luterani in questo, se sei ricco vuol dire che Dio è con te. Quando ti presentano un loro scrittore, ti dicono quante copie vende. Io, poeta e narratore, mi nascondo, perché mi sento un niente. Punto ai giudizi della critica più che alle vendite del mercato, e questo è suicida. Per loro, si scrive per vendere. Mio figlio americano fa film, quando gli indico un film bello, lui ribatte: «Sì, ma quanto incassa?». Giudica i film dai dollari. Non è più europeo. E così, mi hanno creato un nemico in casa.