Sennonché, è emerso che «la luce della ragione autonoma non riesce a illuminare abbastanza», perciò l’uomo d’oggi «ha rinunciato alla ricerca di una luce grande, di una verità grande», e «Quando manca la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male». In sostanza, qui si allude al percorso che ha portato dall’Illuminismo all’Idealismo (con un certo ruolo anche dello scientismo), con quest’ultimo che asseriva la possibilità per l’uomo di squadernare, prima o poi, tutta la verità, senza soccorso di una divina rivelazione e senza lasciare alcun margine di mistero. Per diversi motivi, in particolare per reazione a questa superba pretesa, si è poi gradualmente generato il relativismo odierno (menzionato nel paragrafo 25 dell’enciclica). Se del relativismo ci sono molteplici accezioni, quella considerata da Francesco è la versione che nega la possibilità per l’uomo di conoscere una verità oggettiva, in particolare su Dio, sullo scopo della vita umana, sul bene/male. Infatti, se non è possibile conoscere la verità, non è possibile giudicare oggettivamente gli atti umani, nemmeno le azioni che siamo soliti considerare estremamente crudeli e malvagie.
Inoltre, se la fede «si riduce a un bel sentimento, che consola e riscalda», diventa un aspetto della vita «soggetto al mutarsi del nostro animo» e «incapace di sorreggere un cammino costante».
Piuttosto, come dice l’enciclica, l’incontro tra il cristianesimo e il pensiero filosofico del mondo antico è stato «un passaggio decisivo affinché il Vangelo arrivasse a tutti i popoli» ed è cruciale in ogni tempo che il credente nutra e consolidi la sua fede con ragionamenti e con argomenti, perché perfino alcuni grandissimi santi (come Giovanni della Croce o Madre Teresa) hanno sperimentato periodi, anche molto lunghi, di aridità interiore. Tali argomenti consentono di perseverare, di non abbandonare la sequela del Maestro, di restare saldi.
Consentono inoltre di proporre Dio anche a chi non condivida già la fede cristiana, a chi non si sia mai af-fidato alla Chiesa. Perciò il rapporto tra filosofia e rivelazione è cruciale e ha ricevuto la trattazione di un’intera enciclica – la Fides et ratio di Giovanni Paolo II, richiamata da Papa Francesco – e di tanti interventi di Papa Ratzinger.
Alla base di tutto sta il fatto che fede e ragione non sono due facoltà umane distinte: esiste un’unica ragione, che talvolta conosce da sola, talvolta invece conosce af-fidandosi ad altri, configurandosi come «ragione credente» (Lumen fidei, 27 ).