L'aborto tra i diritti? Si vuole lasciare il peso alle donne
domenica 14 aprile 2024

Non avrei mai pensato che il Parlamento europeo si preoccupasse, nelle sue ultime sedute, di inquinare le radici culturali di quella che dovrebbe essere la Carta fondamentale dell’Europa unita. Le Carte solitamente rappresentano la base della coesione massima possibile dei cittadini, perché si sentano impegnati a rispettarla e attuarla. L’aborto sarebbe un diritto che pretende tale impegno. Perfino Ippocrate qualche millennio fa, senza che ci fossero i cattolici o i conservatori integralisti, chiedeva ai medici di non procurare l’aborto.

Certo, perché la medicina ha come fine il beneficio - “non nocere”- alla vita umana, anzi chiede di tutelarla. La civiltà contemporanea ha introdotto in quasi tutti gli ordinamenti il dovere degli Stati di tutelare la salute come fondamentale diritto umano. Siamo arrivati giustamente a definire la medicina di genere per valorizzare la salute della donna.

L’aborto tocca il corpo della donna; della sua salute fisica e psichica si interessa lo Stato? Per anni si sono sviluppati movimenti e documenti che hanno portato alla promozione della dignità delle donne, ma ancora oggi dobbiamo registrare che la parità reale è ben lontana da essere vissuta. L’aborto è la mistificazione della libertà della donna; la sua autodeterminazione è cavalcata per risolvere i problemi degli uomini e togliere impegni allo Stato di organizzare servizi di prevenzione, aiuto e protezione. In tal modo, le difficoltà economiche, la condizione precaria di salute, gli eventuali rischi di disabilità vengono caricate sulle spalle delle donne, invece di rimuovere le cause oppure di predisporre i servizi necessari, generalizzati, a domanda collettiva. Deve essere una speciale contorsione ideologica.

L’Europa - ancora di più l’Italia soffre di culle vuote e i dati prevedibili per i prossimi decenni annunciano catastrofi demografiche quanto aule vuote, università deserte, posti di lavoro evaporati. Quindi, quale sviluppo? Perché non coltivare la maternità? È vero che la ideologia ottunde anche la capacità di valutare opere d’arte. A Milano perfino una statua ha creato una battaglia politica. Evidentemente chi protestava non conosce le centinaia di Madonne che allattano il Bambino in moltissime Chiese.

Ancora più grave la censura ai medici per limitare l’obiezione di coscienza. Ogni volta che le coscienze sono obnubilate, dobbiamo ricordare quali sono le tragedie umanitarie causate. Non si replichi che sono argomenti che non c’entrano. Se la vita può essere selezionata, non si potrebbe temere che qualcuno prima o poi deciderà quali vite siano meritevoli di vivere e quali no?

Se la scienza si dice libera dai contagi ideologici, è in grado di mostrare che il feto è progetto di vita umana e non informe materia biologica non identificata. Mi chiedo come mai la modernità non abbia saputo eliminare nei secoli - come per altre pratiche contro la dignità della persona questo dramma o piaga sociale, che da sempre pesa sulla esperienza esistenziale delle donne. Forse perché è toccato “solo” alle donne?

La solitudine della donna è chiamata autodeterminazione. I diritti delle donne riguardano piuttosto la loro libertà da quei bisogni cui le istituzioni e la comunità solidale non danno risposte. Meritano piuttosto gratitudine per la generosità e la fatica della maternità, con il corale sostegno sociale della comunità e, quindi, della politica in materia di lavoro, di servizi e di tutele.

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