Antonio Giovanni Pesce, Motta S. Anastasia (Catania)
FAZIO E SAVIANO \ 2Meglio cambiare canaleCaro direttore,nel Forum di ieri, mercoledì 17, sono state pubblicate solo lettere contro la nuova trasmissione condotta da Fazio e Saviano e sono certo che ne abbia ricevute molte di più. Dal tono si intuisce che gli estensori delle lettere sono assidui di Avvenire. Mi chiedo allora: come è possibile che non abbiano previsto i toni, i modi in cui sarebbe stata condotta la trasmissione? Eppure Fazio sta in tv da anni e anni, ma neppure Saviano è uno sconosciuto! E allora, come si fa a scegliere le trasmissioni di Fazio (ma lo stesso vale per Annozero, Parla con me, Ballarò...). È ormai da anni che quei conduttori dimostrano la loro faziosità, il loro livore contro la Chiesa e i suoi fedeli. Se i cattolici ignorassero certi programmi o se cambiassero canale quando non condividono quel che si vuole propinare loro, non ci sarebbero certi ascolti; alla settimana successiva, forse, ce ne sarebbero ancor meno e qualcosa si potrebbe sperare da parte dei dirigenti Rai. Forse comincerebbero a rendersi conto che chi sta dall’altra parte del video ha una testa pensante e, quindi, non si lascia imbonire dal tribuno di turno.Lino De Angelis, Cassino
Non è questione di settimane e neppure di anni, gentile dottor Pesce e cari amici che tra ieri e oggi avete scritto e ragionato in questa pagina. C’è un tempo che sembra non passare mai, anche in certa tv di successo: lenta e inesorabile come la venerazione per i santoni di turno che mette in scena e manda in onda. È il tempo del fastidio iper-statalista e anti-cattolico. Un tempo che purtroppo abbiamo imparato a conoscere, che non ci sorprende né sgomenta. Ma noi cattolici che allo Stato unitario guardiamo laicamente davvero e che nel nome e nella pratica di una positiva laicità abbiamo contribuito a ricostruirlo (nel coniugare al plurale, m’inorgoglisco del gran contributo costituente e politico dei popolari e dei democratici cristiani), noi cattolici che crediamo sul serio al ruolo della società civile (e non certo perché è l’ultima scoperta di un politologo d’Oltremanica), noi cattolici che siamo consapevoli della nostra fede e della nostra cultura e, dunque, abbiamo profondo rispetto per tutti e soggezione verso nessuno, noi disarmati cattolici sappiamo a quali valori guardare e da chi guardarci. Anche se qualche volta, come annota amaro nella sua lettera il signor De Angelis, non usiamo bene il telecomando... Non bastano, insomma, un paio di citazioni suggestive e apparentemente concilianti – siano di Vendola, di Della Vedova o di chiunque altro – a emozionarci e convincerci. Mentre bastano (e avanzano) per non farci incantare, né usare in giochi di propaganda e di potere, certi reiterati colpi bassi: da quelli della Tv Faziosa a quello – clamoroso e insensato, come ricorda Pesce – che l’attuale presidente della Camera sferrò contro la Chiesa e contro Pio XI, il Papa della "Mit Brennender Sorge". Si sa: gli alberi si riconoscono dai frutti che danno, ma i gesti e le parole di chi li pianta pesano, eccome.L’Italia civile e degna di spazio e ascolti sarebbe, dunque, quella che anela alla "conquista" dell’eutanasia, quella di Fazio & Saviano, di Fini & Bersani, di Englaro & Welby? Questo stucchevole gioco delle coppie può illustrare l’immagine mediatica dei sogni (e degli incubi) del Paese, ma non l’esaurisce e soprattutto la deforma. C’è tutta un’altra Italia, che la tv (anche la tv che è servizio pubblico) snobba e per la quale non ci sono le tribune delle proclamate trasmissioni intelligenti e neppure di divanetti dei pomeriggi chiacchieroni. È un’Italia che fa famiglia, che lavora e che resiste, che ha il senso della comunità e tiene la persona al primo posto, che sta coi suoi malati e i suoi anziani. E, guarda caso, è un’Italia che quasi sempre crede in Gesù Cristo, ed è Chiesa. Sorride e lotta, amando la vita, ogni piccola e grande vita di donna e d’uomo. Noi la conosciamo bene. Certa tv non la vede e non le dà voce? Diciamolo forte e ripaghiamola a dovere. È come per il voto: scegliamo noi, non solo i signori delle liste e i burattinai degli "elenchi".