Caro direttore,
scrivo per dirle grazie. Questo mio grazie non è solo legato alla stima che negli anni è in me cresciuta per la qualità degli articoli e delle riflessioni proposte, nella verità, dai vostri giornalisti, ma è la risposta oggi da me dovuta per gli articoli della vostra inviata a Port-au-Prince, Lucia Capuzzi, sulla tragedia che stiamo vivendo nel Paese. Grazie, caro direttore, grazie per il suo coraggio, grazie per il coraggio, la professionalità, la profondità e il rispetto dimostrati dalla sua giornalista al popolo di Haiti, alla sua Chiesa e a tutti noi missionari. Caro direttore, scrivo per presentarle una richiesta. Le chiedo di continuare a parlare di Haiti, di questa tragedia, di questo inferno sulla terra, di questo fronte della terza guerra mondiale, dell’olocausto che si sta consumando. Per favore, in nome di tutta questa umanità sofferente, continui a far conoscere cosa accade e aiuti a far cogliere le complessità e le perversioni del male che è all’origine di tutto questo. Haiti è “casoscuola” del tipo di conflitti che caratterizzano la contemporaneità... La tragedia haitiana, dunque, è cartina di tornasole e monito per l’evoluzione dello scenario bellico mondiale. Per questo, vederla, analizzarla e raccontarla non è solo dovere giornalistico e umano: è un esercizio fondamentale di lettura del presente... Caro direttore, ad Haiti abbiamo bisogno del vostro aiuto. A lei, alla stimata Lucia Capuzzi e a tutti i suoi collaboratori auguro ogni bene. Che il Signore continui a donarvi luce e forza.
Maddalena Boschetti consacrata camilliana missionaria Fidei Donum laica in Haiti
Grazie a lei, cara e coraggiosa amica. Grazie per la luce che tiene accesa e per la vita buona che semina ad Haiti nel mezzo della infernale tempesta che Lucia Capuzzi ci ha aiutato a “vedere” già con il primo dei suoi reportage dal piccolo e straziato Paese caraibico (https://tinyurl.com/haitivita) dove con preoccupazione e fiducia l’ho inviata, contando sulla sua saggezza di straordinaria cronista abituata a entrare nelle periferie rischiose del mondo e, ancor più, sull’aiuto di Dio e, come diceva sempre mio padre, «degli amici di Dio». Cioè di persone come lei, cara Maddalena, consacrate al bene proprio dove là il male sembra più forte e persino trionfante. Stia pur certa che coi mezzi di cui disponiamo, e con lo spazio di carta e sul web che riusciamo a gestire, non smetteremo questa attenzione. Haiti ci sta profondamente a cuore, come ogni ferita aperta in un mondo purtroppo zeppo di armi, violenza e indifferenza, ma anche di tenaci costruttori e ricostruttori. Grazie, ancora.