È acqua nel deserto delle nostre solitudini. La strada in apparenza senza uscita che però conduce a Dio. L’inchiostro con cui il Signore scrive la storia dei piccoli, quella che resterà per sempre. Per dirla con Charles Péguy la «bambina da nulla», che, nascosta tra le loro gonne, sostiene le sue sorelle più grandi, la fede e la carità. Ieri il Papa ha inaugurato un nuovo ciclo di catechesi dedicato alla speranza, parola semplice da pronunciare, ma difficile da capire.
E ancor di più da vivere, da testimoniare. Perché la speranza, quella cristiana almeno, non può essere confusa con il banale ottimismo, non è solo vedere il bicchiere mezzo pieno, è altro dal semplice desiderare. Significa attesa illuminata dalla certezza che chi aspettiamo arriverà, anzi sta per raggiungerci. È luce per rischiarare il buio della notte. È forza di libertà che apre le prigioni in cui l’uomo si confina, per aiutarlo a ricominciare di nuovo, e restituirgli la dignità di creatura amata, di figlio.
Ma per capirlo, per viverlo, ci vuole coraggio, e forza. Significa accettare di rinunciare ai lustrini e ai sogni dei 'grandi', il potere ad ogni costo, il successo per forza, il denaro, e accettare di farsi piccoli. Vuol dire svuotarsi delle proprie certezze, è mettersi in viaggio, anche nel deserto se occorre, con l’unica garanzia di quel che ci dice il cuore, con il solo sostegno della preghiera, confidando soltanto nella Parola e nelle testimonianze di chi ha provato a viverla, o lo sta facendo adesso, assieme a noi. E il pensiero corre ai tanti piccoli e semplici che illuminano la storia, «resi grandi – per citare il Papa – dalla loro fede». Come l’anziano che sul letto di morte trova ancora la forza di sorridere e benedire, come la madre che malgrado tutto non rinuncia a donare vita, come la suora che consuma le ginocchia per aiutare chi ha perduto se stesso e la strada di casa. Sono loro gli umili trasformati dall’amore di Dio, quelli che gli hanno spalancato le porte.
Presi per mano da una «bambina da nulla» alla scoperta della luce oltre il buio della loro angoscia, dell’oasi nascosta dietro le dune, della guarigione dalla malattia cui neppure sappiamo dare un nome. Voce in apparenza flebile che però sovrasta tutti i rumori, passo lento che vince ogni ostacolo, chiave per aprire le porte all’incontro con il Signore. Lui, la radice, il volto, la ragione della nostra speranza.