FERMARONO I CIELI
Fermarono i cieli la loro armonia
cantando Maria la nanna a Gesú
Con voce divina la Vergine bella
piú vaga che stella diceva cosí.
Rit. Dormi dormi Dormi
Fai la ninna nanna Gesù
Mio Figlio mio Dio mio caro tesoro
tu dormi ed io moro per tanta beltà
Dormendo mio bene tua Madre non miri
ma l’aura che spiri è fuoco per me. Rit.
O bei occhi serrati voi pur mi ferite
or quando v’aprite per me che sarà
Le guance di rose mi rubano il core
o Dio che si more quest’alma per te. Rit.
Mi sforz’a baciarti un labbro sí raro
perdonami caro non posso piú no
Si tacque ed al petto stringendo il Bambino,
al volto divino un bacio donò. Rit.
Si desta il Diletto e tutto amoroso
con occhio vezzoso la Madre guardò
Ah Dio ch’alla Madre quegli occhi quel guardo
fu strale fu dardo che l’alma ferí Rit.
E tu non languisci o dur’alma mia
vedendo Maria languir per Gesú
Che aspetti che pensi ogn’altra bellezza
è fango è bruttezza risolviti su Rit.
Sí sí che trionfa amor nel mio seno
sí sí vengo meno per doppia beltà
Se tardi v’amai bellezze divine
or mai senza fine per voi arderò Rit.
Il Figlio e la Madre la Madre col Figlio
la rosa col giglio quest’alma vorrà
La pianta col frutto il frutto col fiore
saranno il mio amore né altro amerò Rit.
Per costruire le sue Canzoncine spirituali S. Alfonso utilizza gli impianti musicali tipici delle villanelle e delle canzonette profane costruiti su strutture semplici che si caratterizzano per l’uso di scale modali, l’alternanza formulare strofa-ritornello e, in alcuni casi, l’impiego del dialetto. Così strutturate le cinque poesie natalizie Ti voglio tanto bene (1737), Fermarono i cieli (1738), Quanne nascette ninno, Bambino mio bellissimo, Tu scendi dalle stelle (1755) diventano assai popolari. In breve si diffondono fra tutti gli strati della popolazione ed in particolare fra i più poveri del Regno di Napoli; influenzano gli stili musicali tipici della musica religiosa dell’epoca tanto da diventare un genere musicale specifico. Il testo di Fermarono i cieli fu stampato per la prima volta nella XI Edizione delle Canzoncine spirituali nel 1785 e, tradotta in francese, entrò nel repertorio dell’Année Liturgique. Peppe Servillo ne ha inciso una versione discografica di grande intensità interpretativa proponendola più volte in varie versioni della ChiaraStella.