«Che stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell’universo… vi è anche una sola vergine divenuta madre, e io amo chiamarla Chiesa» (Clemente d’Alessandria). A partire dal secolo scorso, papi e teologi tendono a definire il ministero del successore di Pietro come servizio all’unità della Chiesa. Questa nota ecclesiale fa parte di uno dei quattro attributi, che indicano i tratti essenziali del volto della comunità cristiana, tra di loro inseparabilmente legati. Dire dunque che il Papa è al servizio dell’unità, implica che egli è anche al servizio della santità, che è la nota ecclesiale che – come ben vediamo in questi giorni – resta celata all’osservatore non credente.La santità, infatti, è un attributo soprannaturale, anzi l’attributo principale di Dio, tre volte santo. Dice la costituzione sulla Chiesa del Vaticano II: «Cristo, Figlio di Dio, col Padre e col Figlio è proclamato il solo santo… Egli amò la sua Chiesa e la congiunse a sé come suo corpo e l’ha riempita col dono dello Spirito Santo… Perciò tutti nella Chiesa sono chiamati alla santità» ( n. 39). La tensione tra la santità donata dallo Spirito e l’anelito dei fedeli alla perfezione proposta da Gesù contraddistingue la comunità cristiana dalle origini fino ai nostri giorni. Come in un seme destinato a diventare un grande albero le forme della santificazione erano tutte presenti tra i primi discepoli. Vi era anzitutto Maria, la tuttasanta, la figlia di Sion e la madre del Signore. Con il suo sì all’annuncio di Gabriele divenne il modello della santità della Chiesa e di ogni credente. Vi erano Maria Maddalena e le sorelle di Lazzaro, Maria e Marta. Vicine al cuore di Gesù aprirono la strada alla sequela femminile particolarmente preziosa. Vi erano poi i dodici, tra i quali Pietro venne scelto per essere la roccia sulla quale è edificata la Chiesa. Gli apostoli associarono poi a sé presbiteri e diaconi tra i quali Stefano divenne il primo della schiera dei martiri. Pietro e Paolo presero, quindi, la strada di Roma dove versarono il sangue della testimonianza per il quale, come dice Dante, «Cristo è romano».Pur prestati alla nostra debolezza per sentirli, come Tommaso, più vicini a noi, Pietro e i suoi successori sono diventati nei secoli il sostegno cui hanno fatto riferimento i santi. Quelli del primo millennio: Ignazio di Antiochia, Policarpo di Smirne, Perpetua e Felicita, Agata e Lucia, Benedetto, Ambrogio, Agostino, Basilio, Crisostomo, Colombano, Bonifacio, Rabano Mauro, Cirillo e Metodio. I santi del secondo millennio: Bernardo, Francesco, Domenico, Caterina, Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, Vincenzo de Paoli, Bernadetta Soubirous e Teresa di Gesù Bambino, padre Pio e Madre Teresa di Calcutta. Fino ad arrivare ai martiri del terzo millennio, ai tanti discepoli di Cristo messi a morte per la loro fede in Africa e in Asia.Tutti questi eletti invocano lo Spirito del Signore perché sia vicino ai cardinali perché possano scegliere un Papa che nel suo servizio all’unità faccia affidamento sull’aiuto dei santi che ancora abitano nella Chiesa di Dio. Di qui ha origine la fiducia dei credenti che anche nei momenti di debolezza riescono a vedere la vera fonte del rinnovamento e della giovinezza.