Caro direttore,
sono rammaricato che “Avvenire” e altri media cattolici non abbiano parlato del Testamento spirituale del medico cinese cristiano che ha scoperto il coronavirus e poi è morto per il contagio. Mi sembra una notizia che dovrebbe rivoluzionare tutte le testate e news dei media cristiani, specialmente nei fragili rapporti tra la Chiesa e la Repubblica popolare cinese. Se poi si pensa che questo notizia ha avuto 670 milioni di visualizzazioni prima di essere cancellata dalla polizia in Cina, mi chiedo come sia possibile che noi stiamo ancora a guardare! Basterebbe la citazione di san Paolo a conclusione di quel testamento, per rendersi conto che ci troviamo dinanzi a un martire per salvare i propri fratelli. Mi creda, con stima e gratitudine.
padre Paolo Fiasconaro ofm conv
Caro padre Paolo,
non abbiamo pubblicato la notizia del “testamento spirituale” del dottor Li Wenliang perché al momento in cui è stata divulgata essa non era verificata né verificabile. Fatte le dovute verifiche – e dobbiamo tutti molto all’accurato lavoro di “Asia News” (agenzia di stampa del Pime, Pontificio istituto missioni estere), ma anche al sito “Bufale.net” – si è capito, anzi, che eravamo davanti a una notizia destituita di fondamento. Anche se non era stata fatta circolare soltanto con intenzioni maliziose. Il medico di Wuhan, a lungo inascoltato “scopritore” del coronavirus che infine ha ucciso pure lui, non era insomma cristiano (sebbene forse si trattasse di una persona “in ricerca”, anche in senso spirituale) e neppure il testo del cosiddetto “testamento” era suo (tutt’al più sarebbe un componimento scritto per rendergli omaggio). Vero è, invece, che ci sono siti e giornali in Italia e nel mondo che ancora adesso riportano quella notizia come autentica, alcuni – che tristezza e che meschinità! – usandola addirittura per lanciare accuse contro la Chiesa e il Papa a causa della paziente, umile e finalmente efficace azione per ricostruire l’unità dei cattolici cinesi e di tutto l’episcopato di quel grande Paese intorno al Successore di Pietro. Falsità su falsità, che neanche milioni di “clic” (ammesso che siano davvero tanti), possono rendere vere. In questo senso, l’uso politico- mediatico del “testamento” rappresenta una doppia e vergognosa cantonata che nessun “successo digitale” potrai mai giustificare. Ho rispetto solo per chi come lei è stato ingannato mentre s’inchinava all’idea di un nuovo cristiano “martire per amore” dei fratelli. Ma lei, padre Paolo carissimo, come tutti i nostri lettori sa benissimo che non c’è bisogno di inventare “martiri per amore”, perché ce ne sono tanti anche in questo nostro secolo e purtroppo, e grazie a Dio, ce ne saranno sino alla fine dei tempi. Mi permetto, però, di ripetere ancora una volta quello che dico e scrivo da anni: bisogna saper scegliere con giudizio le fonti (anche informative) a cui bere. Grazie per la stima e la gratitudine che esprime per il nostro lavoro. Posso garantire che cerchiamo ogni giorno di continuare a meritarla, in coscienza e con professionale serietà. Pace e bene.