Ho avuto la fortuna e l’onore di essere stato invitato da papa Francesco assieme a tanti mie colleghe e colleghi comici a una udienza dove il Pontefice ha voluto parlare dell’importanza dell’ironia e della comicità.
È stato subito accolto da un applauso fragoroso quando è entrato nella sala claudicante e appoggiato a un bastone a tre piedi. Si è seduto a fatica e poi sfoggiando un sorriso dei suoi ha attaccato con una provocazioni delle sue: «Come dice Tommaso Moro nella sua famosa preghiera sull’umorismo...». Deve essersi accorto che non solo la maggioranza dei comici ma anche dei prelati presenti non conosceva la preghiera in questione, allora si è girato e rivolto a un sacerdote e in argentino stretto ha impartito un ordine perentorio «Àndale Àndale», in una frazione di secondo è apparso, più veloce dello Spirito Santo, il vecchio sacerdote con il libro di preghiere.
Poi Francesco ha proseguito ricordandoci una cosa di capitale importanza: che si ride più facilmente in compagnia che da soli, che il riso apre alla condivisione e che è il miglior antidoto all’egoismo e all’individualismo, che l’ironia corregge i nostri difetti perché se ne fa beffe. Sì, perché l’ironia è pungente, smaschera il potere, mette alla berlina i potenti, critica con arguzia e finezza i nostri secondi fini, le nostre vere intenzioni: insomma l’ironia, se non offende, è educativa, costruttiva e si potrebbe dire che opera per la verità. Il Papa ci ha rammentato che noi non siamo solo Homo sapiens ma anche Homo ludens, apparteniamo al gioco, che il divertimento giocoso sono centrali nella vita dell’uomo e della donna.
Papa Francesco per dare significanza a questo passaggio ha citato un brano della Bibbia: «All’origine del mondo, mentre tutto veniva creato, la Sapienza divina praticava la vostra arte a beneficio nientemeno che di Dio stesso, primo spettatore della storia. Dice così: “Io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Proverbi 8,30-31). Ricordatelo: quando riuscite a far sgorgare sorrisi intelligenti dalle labbra anche di un solo spettatore – questo che dirò adesso non è eresia! – fate sorridere anche Dio». Poi ha chiesto: «Si può ridere anche di Dio?». Certo, si è risposto, la tradizione biblica e sapienziale e letteraria ebraica è maestra in questo, l’importante è che non si offendano i sentimenti religiosi, non è una bestemmia ridere di Dio perché per l’appunto si può scherzare con le persone che amiamo. Infine ha impartito la benedizione e ci ha chiesto di pregare per lui, e non senza ironia, e non contro.
Sembrava tutto finito, tutti erano pronti ai selfie da esibire sui social, quando il Papa ha detto «calma state seduti, che adesso vi faccio conoscere la Preghiera di Tommaso Moro». Luciana Littizzetto è stata incaricata di leggerla davanti a tutti. Eccola per esteso.
«Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire.
Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla.
Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto.
Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”.
Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri».
Grazie papa Francesco.