Sangiuliano, Salvini, le mosse dei Berlusconi: al governo serve una verifica?
sabato 14 settembre 2024

Non poteva esserci ripresa politica più complicata, per Giorgia Meloni. Pronti-via e il caso Sangiuliano sconquassa il governo, spingendo l’ormai ex ministro della Cultura alle dimissioni. Ma è poca roba rispetto a quanto accaduto ieri a Palermo, con la richiesta di 6 anni di carcere per Matteo Salvini che mette il vicepremier e la Lega in un limbo, da cui si uscirà - in un senso o nell’altro - solo con la sentenza di primo grado. La sensazione è che le parole dei magistrati dell’accusa contro il capo del Carroccio sul caso Open arms abbiano avuto l’effetto di ricompattare il governo e la maggioranza intorno alla tesi dell’assedio giudiziario. Il “nemico esterno” può certamente servire a breve termine ad una compagine di governo che negli ultimi mesi è stata attraversata da molte tensioni interne. Tuttavia, la gestione a medio termine di un alleato, la Lega, che vede il suo capo a rischio condanna, non si annuncia per nulla semplice. Tanto più in piena campagna elettorale per tre Regioni importanti, una delle quali, la Liguria, appena terremotata da un’inchiesta giudiziaria che ha fatto cadere la Giunta di centrodestra e ha spinto l’ex governatore, Giovanni Toti, all’uscita di scena con un patteggiamento che lui ha imputato - implicitamente, almeno così pare di capire - anche a una sorta di “abbandono” da parte degli alleati. Insomma la corazza esterna con cui il governo si oppone alle difficoltà ha delle crepe che Giorgia Meloni sente il dovere di non far vedere, almeno lungo la sessione di bilancio.

La riprova è la decisione è di procrastinare all’anno nuovo non solo la riforma costituzionale del premierato, ma anche alcuni dossier su cui la maggioranza potrebbe dividersi o in virtù di diverse visioni politiche - lo ius scholae - o richiamandosi alla libertà di coscienza - il fine vita -. La sensazione è che dopo la manovra e il suo iter parlamentare servirà un momento di “verifica”. La difesa compatta di Salvini consente anche di mettere temporaneamente da parte tutte le voci sugli eventuali e da dimostrare “veri motivi” che ci sarebbero dietro l’incontro tra Marina Berlusconi e Draghi e sulla svolta liberal che Piersilvio Berlusconi sta dando alle reti Mediaset. La premier è forse chiamata ad un esercizio zen per non dare voce a sospetti incofessabili, eppure i fatti dicono che da quando la primogenita del Cav ha chiesto politiche più europeiste, moderate e aperturiste sui diritti civili l’atteggiamento di Forza Italia verso gli alleati è cambiato. Carne a cuocere ce n’è, per capire come e in quale direzione procedere. Ma dopo la manovra. Una tregua di tre mesi che le accuse a Salvini, ieri, hanno oggettivamente cementificato.

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