Il giorno di Pasqua, non appena ho letto la lettera che papa Francesco ha inviato ai Movimenti popolari del mondo con il limpido auspicio di un «salario universale di base» e di «realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti», mi sono balenati davanti un volto e un nome: Iqbal Masih. Quel piccolo cristiano pachistano venne assassinato a 12 anni appena. Era il 16 aprile 1995, la Pasqua di un quarto di secolo fa, e la sua strenua lotta non violenta per i diritti dei bambini schiavi lo aveva reso un gigante, da eliminare a ogni costo.
Ecco, il Papa ha chiesto equità e dignità per i fratelli e le sorelle Iqbal, di ogni età e di ogni terra. Non ha chiesto un 'reddito' garantito, ma che nessun lavoratore venga derubato del valore e senso del proprio lavoro. Se davvero un virus ha smontato la vecchia globalizzazione, la nuova comincerà solo da quelle parole e dalla memoria di un bambino che ne sapeva più dei grandi del mondo.