mercoledì 30 giugno 2010
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Caro direttore,da "vecchio abbonato" e nonostante non abbia eguale dimestichezza di penna, sento la necessità di intervenire in relazione alla sua risposta al signor Bianchi sulla questione del ddl intercettazioni, apparso su Avvenire del 19 giugno. Francamente, debbo dirle che sono rimasto sorpreso, dato che da tempo seguo con interesse le sue risposte, e prima ancora i suoi editoriali, apprezzandola sempre per la sua chiarezza e obiettività. Sorpreso e incredulo, dicevo, perché è la prima volta che assume, invece, una posizione così smaccatamente pilatesca. Sembra, a mio parere, che non voglia inimicarsi né i fautori/sostenitori del ddl né il sindacato Fnsi, decisamente contrario tanto da proclamare un prossimo sciopero. Eppure a me sembra tutto molto semplice. Intanto le do atto e condivido sul fatto che Avvenire non abbia mai ecceduto in lenzuolate di intercettazioni, né si sia accodato alla moda dei servizi ispirati più al pettegolezzo da buco della serratura che alla notizia esposta con senso del dovere (anche per questo resto abbonato ad Avvenire). Ma, domanda, per quei giornalisti che non si attengono a questa "terza via"? E non mi tiri fuori il sindacato Fnsi, né l’Ordine dei giornalisti. Da quale di questi organismi si è alzata la voce che accanto al dovere di cronaca vi è pure il diritto alla riservatezza? E se una qualche voce si è alzata (Avvenire per esempio) il risultato non è cambiato: si continua a pubblicare di tutto e di più. È ovvio che occorrono delle regole più incisive e severe. Mai più appropriato fu il motto: chi è causa del proprio mal pianga se stesso. Con immutata simpatia, la saluto

Mauro Zucchini

Lei, caro signor Zucchini, dà atto ad Avvenire di aver dimostrato coi fatti che la logica del «pettegolezzo da buco della serratura» e quella dell’imbavagliamento dell’informazione non sono affatto inevitabili. Una «terza via», dunque, esiste. E per me – ma non solo per me – è e resta certamente la «via principale». È una via da percorrere con libertà da condizionamenti impropri e con rispetto (per la verità dei fatti, per il lavoro della magistratura, per le persone di cui scriviamo e per coloro ai quali ci rivolgiamo). Ed è la via che corrisponde in modo più adeguato ai doveri deontologici di un cronista e ai diritti del cittadino sia in quanto lettore-spettatore-ascoltatore sia come protagonista (spesso involontario) delle vicende al centro di un flusso informativo. Perché, allora, gentile e agguerrito amico, mi rimprovera di essere «pilatesco» se sostengo la necessità di scegliere con decisione proprio questo atteggiamento e questo percorso? Cerco solo di essere coerente con quel che mi sforzo di fare ogni giorno assieme ai miei colleghi, qui ad Avvenire. E tento di essere all’altezza di un’idea di giornalismo – non astratta né cinica – che ho appreso e maturato lavorando a fianco di colleghi di grande valore nelle diverse fasi (e testate) della mia vita professionale. Detto questo, non le nascondo che ho sperato anch’io e a lungo che, in questa materia cruciale, prevalesse grazie a Ordine (e – perché no? – sindacato) la libera capacità autoregolamentatrice della categoria di cui faccio parte e che, così, l’idea di un intervento del legislatore non tornasse ciclicamente e tormentosamente d’attualità. Sinora, purtroppo, non è andata in questo modo: troppi processi mediatici sono stati inscenati usando in modo insopportabile (e persino violento) delicati materiali d’indagine e notizie "sensibili" che poco o nulla avevano a che fare con le indagini poste sotto la lente degli inquirenti. Devo, insomma, ammettere che, oggi, la corrente va in senso contrario alle mie speranze. E che la sua domanda – «E per coloro che non si attengono alla "terza via"?» – è del tutto pertinente e riguarda in modo altrettanto stringente cronisti ed editori. Tuttavia, caro Zucchini, non mi rassegno a questo andazzo. Continuo a credere nell’esercizio responsabile del mio mestiere e cerco di dimostrare che è una bella possibilità. E se stavolta una "legge sulle intercettazioni" sarà infine varata, mi auguro che sia una legge ben calibrata, che non faccia piangere nessuno. Non è facile, ma potrebbe accadere... Grazie della stima.
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