don Simone Riva, Arconate e Dairago (Mi)
Mi ha fatto bene la sua lettera, caro don Simone. E credo che leggerla e, magari, meditarla possa far bene a molti. Soprattutto in questi giorni.Mi guardo dentro e continuo a interrogarmi su come mantenermi sereno e lucido, su come parlar chiaro senza perdere equilibrio e carità. Mi guardo intorno e vedo che coloro che hanno potere – potere politico, potere mediatico, potere di giudicare – s’impettiscono in prove di forza dure e pericolose per quel bene di tutti che sono le nostre democratiche istituzioni. Guardo sul mio tavolo e scorro tante lettere di cittadini e di cristiani come lei e come me, e magari migliori di me, che mi lasciano senza fiato per le contrapposte e persino violente certezze che esprimono... Guardo sugli altri giornali e constato, per la verità senza grande stupore, che tutto d’un tratto s’è acceso un coro che intima alla Chiesa una possente ingerenza nei fatti della politica italiana, e che a dirigere questo coro c’è anche chi s’è spesso sdegnato e addirittura ha evocato insensatamente mediocri mercanteggiamenti quando uomini di Chiesa o anche solo questo giornale, che tiene cara e alta la sua ispirazione cattolica, hanno ricordato valori intangibili e richiamato doveri inaggirabili di quanti hanno ruolo pubblico, segnalato rischi incombenti e indicato obiettivi essenziali, partecipando con giusta libertà e civile passione al dibattito pubblico su vicende e scelte destinate a incidere sul futuro della nostra comunità nazionale.E così ho preso a rileggere le parole pensose e attente che, anche solo negli ultimi anni, sono state dette dai vescovi, guide delle nostre comunità di fede e cittadini rispettosi e responsabili di questo Paese. Ho ripreso in mano e le riflessioni e i richiami profondi e densi del Papa, padre e maestro di noi tutti. E ho ritrovato la traccia ben incisa di quella che il cardinale Bagnasco chiama la grande «amicizia» della Chiesa per l’Italia. C’è in essa una saggezza, che non si può mai ridurre a slogan di fazione eppure aiuta a riconoscere ciò che è bene e ciò che è male.Un disinteressato interesse, che non si affievolisce. Un consiglio generoso, che dà ragioni, e merita ascolto. Un sereno appello alla moralità e mai un esacerbato moralismo di circostanza. Una preoccupazione crescente che non ha consentito e non consente distrazioni, e purtroppo con motivo. C’è la voce di una Chiesa che vive tra la gente e parla con la gente e della gente. Ed è la stessa Chiesa che, con la sua lettera, lei ci fa “vedere” e capire, caro don Simone. È una Chiesa che sa piegarsi sull’Italia e sa inginocchiarsi anche per questo nostro Paese, che insegna a tenere desto e limpido lo sguardo, fermo su ciò che davvero vale. Questo conta, soprattutto quando l’orizzonte è offuscato e, come oggi, inquietudini, indignazioni e sconcerto sono grandi. (mt)
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