È davvero inaccettabile la richiesta – e la conseguente petizione – lanciata sulla piattaforma Change.org e sostenuta da Rebel Network, rete femminista, dalla Ong Differenza Donna, da Dire, Donne in Rete contro la violenza e da Ippf European Network, rivolta da quattro ginecologhe non obiettrici alla ministra della Salute Giulia Grillo affinché sia garantito il «diritto di aborto». L’inaccettabilità è tanto più evidente in quanto la notizia è stata diffusa nei dintorni di tre momenti importanti: la giornata dei poveri (18 novembre), la vigilia dell’anniversario della Convenzione sui diritti del bambino (20 novembre), il prossimo 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948).
Santa Teresa di Calcutta, che di povertà se ne intendeva più di ogni altro, ripeteva che «il più povero tra i poveri» è il bambino non ancora nato. Papa Francesco proprio nella giornata dei poveri ha riconosciuto nel «grido dei poveri» anche «il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce».
La Convenzione dei diritti del fanciullo chiama bambino anche il nascituro. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nelle sue prime parole afferma che il fondamento della libertà, della giustizia e della pace consiste nel riconoscimento della dignità inerente a ogni membro della famiglia umana. La risposta più commovente a questa petizione l’ha data Silvia Pozzan, la giovane mamma veneta di 36 anni morta in questi giorni per salvare la vita del figlio che cullava in grembo. Nonostante i progressi della medicina in forza dei quali non si muore più di parto, restano però malattie gravi la cui cura implica la morte o gravi malformazioni del figlio portato in seno.
Silvia non è la sola ad aver rifiutato l’aborto accettando i rischi per la sua stessa vita. I mezzi di informazione ogni tanto riportano la notizia ammirata di altre donne qualificate eroiche una delle quali, Gianna Beretta Molla, è stata proclamata Santa da san Giovanni Paolo II. Conosciamo la fulgida testimonianza di Chiara Corbella Petrillo. Silvia con le altre donne coraggiose pone la domanda: follia o maternità eroica? Se avessero ragione quanti chiedono il diritto di aborto, se cioè il concepito fosse soltanto un grumo di cellule o un anonimo tessuto umano, allora sarebbe stata follia offrire la propria vita per non eliminare un mero materiale biologico.
Ma se non è così? Il fatto è che tutti ammirano Silvia e rimangono commossi per il suo gesto ed è una prova che tutti intuitivamente riconoscono nel figlio concepito un essere umano, uno di noi. Dispiace che quanti pretendono il «diritto di aborto» si ritengano progressisti. È doloroso che si metta sul banco degli imputati il diritto di sollevare obiezione di coscienza, come si legge nella richiesta. A coloro che pensano di essere portatori di conquista e civiltà, si può ricordare che in molte sedi progressiste è appeso il quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo chiamato 'Quarto stato'.
Esso mostra una folla di uomini, operai sfruttati e diseredati, che camminano verso il futuro. In testa alla folla, c’è un’unica donna: è una mamma che tiene il figlio in braccio. Anche solo quell’immagine dovrebbe convincere le cosiddette forze progressiste a fare un esame di coscienza e a capire che l’accoglienza del più piccolo e più povero è il punto di partenza per un umanesimo nuovo, dove tutti i poveri sono accolti.
Presidente nazionale Movimento per la vita