C’è un giudice, attualmente a Perugia, nel settore Civile, che non ama fare il giudice perché vorrebbe fare il poeta. Perciò non scrive le sentenze e non deposita i provvedimenti, in questo momento i provvedimenti che non ha depositato sarebbero circa 800. Dico “sarebbero”, al condizionale, perché a me pare impossibile. Sia chiaro: è possibilissimo desiderare di fare lo scrittore o il poeta, e rassegnarsi a fare un altro lavoro, spesso l’insegnante, quel che non è possibile è non fare nessun mestiere, perché un mestiere vuol dire uno stipendio e tirare uno stipendio vuol dire aver da vivere. Se non hai da vivere non scrivi. Io ho sempre scritto racconti e poesie, fin da quando ero studente di scuola media.
Vorrei fare un passo avanti, pur sapendo che è pericoloso: scrivere poesie e racconti aiuta a essere uno studente migliore nello studiare poesie e racconti? Rispondo: certo che sì, e come prova cito il motto del Vico che diceva: “ Verum ipsum factum”, e che tra le sue interpretazioni ha quella che dice “la verità di una cosa la conosce chi l’ha fatta”. Un sonetto lo capisci meglio dopo che ne hai scritti anche tu. Scrivere poesie è lo scrivere assoluto. È lo scrivere liberatorio: se sei in analisi e racconti un problema, a un certo punto ti càpita di esporlo in una maniera non più perfettibile, meglio di così non potrai mai dirlo. Allora smetti di dirlo e quel problema smette di essere un problema. A liberarti dal problema è il quoziente estetico o artistico che hai raggiunto nel dirlo. Capisco questo giudice. Vorrebbe vivere sempre a quell’altezza, parlare soltanto poesia.
Gli dico: non è possibile, scenda un po’ più in basso, faccia un mestiere, guadagni qualcosa, quel tanto che basta per comprare il pane e il burro. Scrivere poesie è bello, insegnare Lettere un po’ meno, ma tanti di noi hanno insegnato per scrivere. Questo giudice cerca il paese ideale della scrittura, che è un posto dove ogni fine mese viene a trovarti un messo comunale e ti chiede: “Hai pensato?”, “Sì”, “Eccoti il compenso”. Io questo paese non l’ho mai trovato. Se il giudice lo trova e va ad abitarci, per favore mi porti con sé.