Gentile direttore,
la ringrazio di cuore e in tutta sincerità per avere dato risalto su "Avvenire" del 6 marzo 2019 al problema delle cosiddette "case chiuse", documentandone la intrinseca negatività e pericolosità sociale. Speriamo, e preghiamo, che – dopo la sentenza della Consulta – i nostri politici vorranno desistere dal loro insano proposito di consentire la riapertura di questi luoghi di distruzione dell’umano. La ringrazio, direttore, anche per l’importante articolo di Luciano Moia dedicato sul giornale di quello stesso giorno al cosiddetto "farmaco gender". Ho apprezzato l’approccio scientifico, tendente a smascherare la barbarie ideologica che si cela nella decisione dell’Aifa di ammettere la triptorelina tra i farmaci a totale carico del Ssn. Sommessamente, auspico che la civile battaglia di "Avvenire" su questi temi continui con tenace coraggio, senza timori reverenziali nei confronti di lorsignori guardiani della demoniaca ideologia gender, e senza badare alle critiche inconsistenti dei fautori delle case chiuse. Le due battaglie sono connesse perché tendono a custodire e a proteggere la cultura della sacralità della sessualità nella vita della gente; ritengo che da ciò dipende intimamente lo sviluppo armonico e sano della nostra società e anche della Chiesa stessa. Sono certo che tutti noi lettori di "Avvenire" siamo uniti e siamo con "Avvenire" in queste giuste battaglie, sempre seguendo il Santo Padre Francesco e pregando tanto per lui. Buona domenica e buona Quaresima
Saverio Castiglioni, Montalto delle Marche (Ap)
Grazie, gentile signor Castiglioni, della sua lettura attenta e acuta e dell’apprezzamento per il nostro lavoro informativo e per lo stile con cui lo realizziamo. È lo "stile Avvenire" fatto di notizie verificate, argomenti solidi, idee chiare, civile rispetto per ogni interlocutore, cristiana passione per l’umano e per i "piccoli" del mondo. È uno stile che non ho inventato io, perché è una bella costante della storia di questo che, non per nulla, è diventato uno dei grandi giornali italiani, ma che, negli ultimi dieci anni assieme ai miei colleghi – tra essi, in prima linea, anche Luciano Moia – ho cercato di consolidare e affinare. In tempi di polemiche e urla sguaiate e di scimitarre sguainate continuiamo a usare parole pulite e salde, utili per capire, per dialogare e per convergere sull’essenziale con ogni persona di buona volontà. E come lei coglie bene il nostro sguardo – sostenuto da fede e ragione – è "integrale", come l’umanesimo che abbiamo caro. Vogliamo essere tenaci e coerenti, e speriamo di riuscirci. Si tratti di lottare contro lo sfruttamento sessuale di donne e uomini travestito da «autodeterminazione» oppure di denunciare sperimentazioni e manipolazioni dell’umano all’insegna delle cosiddette "teorie gender" travestite da «liberazione»; di difendere la dignità e l’insopprimibile valore della vita degli "imperfetti" per malattia o disabilità o condizione esistenziale oppure di riaffermare la eguale dignità e l’indiscutibile valore della vita dei poveri e dei migranti. Non siamo mai stati e non saremo timidi. Non siamo mai stati e non saremo cialtroni e volgari. Non ci interessa vincere una qualche gara parolaia, ma con-vincere e cambiare le parole e le cose storte. Non siamo alla caccia di nemici, ma cerchiamo alleati per resistere alle tentazioni del malfare e del maledire e per lavorare insieme nel rendere migliore la società di cui siamo parte. Noi soprattutto informando, altri agendo nella comunità civile e sulla scena pubblica, tutti coloro che come noi sono cattolici anche pregando. Perché possiamo molto, ma infinitamente di più e meglio se fiducia e forza vengono da Lui. Grazie ancora, gentile, signor Castiglioni. Buona domenica e buon tempo di Quaresima a lei e a tutti i lettori.