La domanda di un alunno di quarta elementare provoca un’imprevista lezione-dialogo del maestro. E genera una flottiglia di parole di vita, di dolore e di speranza. Che questi piccoli facciano buono il domani, e ci inducano finalmente ad aprire strade e gettare ponti uguali per tutti
Gentile direttore,
sono maestro di Religione in dieci classi della scuola primaria dell’Istituto Santa Gemma di Milano. L’altro giorno stavo per iniziare la lezione in IV A (avrei dovuto fare una lezione specifica sulla Quaresima), ma alla domanda di un mio alunno «Maestro, cos’è Cutro?», la lezione ovviamente si è sviluppata in modo diverso. Le invio le foto di quello che hanno prodotto i mei ragazzi di nove anni alla fine della lezione. Un caro saluto.
Marco Fida
Gli alunni della IV A elementare dell'Istituto Santa Gemma di Milano riflettono sul ìtragico naufragio di Cutro - .
Abbiamo speso molte parole e alimentato molti sentimenti di sofferenza e di indignazione per la strage nelle acque di Steccato di Cutro, nel Crotonese, e pochi giorni dopo, di nuovo, per quella avvenuta in mare aperto, in acque internazionali e non lontano da Lampedusa. Davanti alle coste calabresi è stata compiuta – come ci è stato spiegato – «un’operazione di polizia e non di soccorso» e ieri è stato pietosamente raccolto il corpo della 88esima vittima. In mezzo al canale di Sicilia, tutti si sono tenuti alla larga per ore e ore da un natante in difficoltà nonostante l’allarme fosse stato lanciato. Almeno trenta esseri umani sono così scomparsi tra le onde (diciassette sono stati, poi, tratti in salvo). Un altro naufragio mortale, stavolta accompagnato da un evidente e indecente scaricabarile, che ha fatto sì che nessuno – né libici, né maltesi, né italiani, né alcun altro – portasse soccorso. Quel soccorso che era, è e sarà sempre giusto e necessario. Umanamente dovuto. Cristianamente indispensabile. Non dovevano accadere quelle stragi, dice papa Francesco. Enon dovranno più ripetersi. Le assicuro, gentile maestro Marco, che la sua lettera breve, ma ricca di espressioni dense e misurate e di una flottiglia di immagini bambine ed eloquenti mi ha fatto un gran bene, e credo che possa farlo a tutti coloro che non si rassegnano alla disumanità e allo «scarto». Grazie per il suo ascolto dei piccoli allievi, per la sua lezione-dialogo e per le parole di vita, di dolore e di solidarietà appese al muro della classe e, ora, a questa pagina d’Avvenire. Che i suoi alunni e le sue alunne lo facciano buono, il domani. Che ci spingano a tracciare strade e a gettare ponti perché tutti coloro che percorrono la Terra possano farlo con la stessa dignità e libertà, con le stesse regole, e senza dover finire in mano a banditi e sfruttatori solo perché nati nella parte più impoverita e depredata del mondo. E ci perdonino, questi bambini e queste bambine. Perdonino noi adulti di questo tempo sospettoso e sbandato, che ancora permettiamo e magari sosteniamo leggi e atti di governo che non “vedono” l’uomo, la donna e il bambino dentro il «fatto umano» delle migrazioni e, se anche ci diciamo cristiani, non sappiamo riconoscere Cristo quando bussa alla porta. E lo lasciamo fuori. O, come ci dice il Papa, lo chiudiamo dentro.
Gli alunni della IV A elementare dell'Istituto Santa Gemma di Milano riflettono sul ìtragico naufragio di Cutro - .
Gli alunni della IV A elementare dell'Istituto Santa Gemma di Milano riflettono sul ìtragico naufragio di Cutro - .
Gli alunni della IV A elementare dell'Istituto Santa Gemma di Milano riflettono sul ìtragico naufragio di Cutro - .