«Il Papa non concede i sacerdoti sposati all’Amazzonia». Con pochissime eccezioni, è stato questo il tenore praticamente unanime dei media nell’annunciare l’uscita dell’esortazione apostolica post-sinodale Querida Amazonia. È un nuovo caso di fraintendimento di cui è vittima questo Papa, anche per il contributo dato alla confusione da voci ecclesiali: da lui ci si attendono effetti speciali e quando non ne offre di quelli attesi o auspicati – come nel caso del pur annunciatissimo 'no' a novità sul celibato sacerdotale – si ignora l’insieme di quel che dice. Come ebbe a dire una volta Joseph Ratzinger: su questo tavolo ci sono gatti invisibili e proprio il fatto che non si vedano è la conferma che ci siano. Vale la pena, allora, ripercorrere un tragitto che i lettori di questo giornale, a differenza di quelli degli utenti di molti altri mezzi d’informazione, hanno ben chiaro. A proposito del celibato sacerdotale, accadde che nella conferenza stampa durante il volo di ritorno dalla Terra Santa il 26 maggio 2014 il Vescovo di Roma dicesse: «Il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita, che io apprezzo tanto e credo sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, c’è sempre una porta aperta ».
Ma l’immagine della «porta aperta » era stata usata allora da Bergoglio perché, di ritorno dalla Gmg 2013, a proposito del sacerdozio femminile aveva detto che «la porta era chiusa». Ecco le sue parole: «Per quanto riguarda l’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva, quella porta è chiusa». Il riferimento di Bergoglio a Wojtyla era per la lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 22 maggio 1994 quando san Giovanni Paolo II scriveva: «Dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa». Per quanto riguarda l’ordinazione delle donne, quindi, la Chiesa è convinta che l’essere riservata solo ai maschi è espressa volontà di Cristo; invece, per quanto riguarda il celibato sacerdotale l’origine del convincimento è diversa.
È una decisione della Chiesa. Mentre nel caso dell’ordinazione delle donne la Chiesa, come ha detto san Giovanni Paolo II, non ha facoltà di decidere in maniera diversa, per quanto riguarda il celibato sacerdotale la Chiesa ha, dallo Spirito Santo, questa facoltà. Quindi le affermazioni per cui il sacerdozio è riservato ai maschi e ai celibi, sono di tenore diverso, non sono sullo stesso piano di quelle a proposito del sacerdozio femminile. In realtà, quindi, era tutto molto semplice perché papa Francesco, ovviamente, non aveva fatto altro che ripetere la dottrina della Chiesa in proposito: quella per esempio, solennemente affermata dal punto 16 del decreto conciliare Presbyterorum Ordinis dove si dice che «la perfetta e perpetua continenza per il regno dei cieli (…) non è certamente richiesta dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva e alla tradizione delle Chiese orientali».
Addirittura papa Francesco, lo scorso gennaio, questa volta nel volo di ritorno da Panama, aveva espressamente dichiarato di non avere alcuna intenzione di cambiare la disciplina ecclesiastica del celibato per i sacerdoti. «Mi viene in mente quella frase di San Paolo VI: 'Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato'. Mi è venuta in mente e voglio dirla, perché è una frase coraggiosa, in un momento più difficile di questo, 1968/1970… Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa… Io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale, no». Questa chiarezza cristallina però agli amanti degli effetti speciali non era piaciuta. E non penso a oscure lobby o ad occulti gruppi di potere, ma mi riferisco a chi preferisce inscenare dietrologie su problemi mai esisti (i «atti invisibili ») piuttosto che misurarsi con i nuovi atteggiamenti e stili di vita che papa Francesco chiede alla Chiesa sia in Querida Amazonia che nelle udienze sulle Beatitudini. Il che fa pensare che i primi a silenziarlo e a non capirlo siamo noi cristiani, tanto presi da altri discorsi forse per rimuovere il dovere di dare risposte a uno che sta parlando proprio a noi.