Gentile direttore,
gran parte del futuro di Napoli si gioca sulla destinazione che la classe politica, nazionale e locale, prima o poi, più poi che prima, deciderà di assegnare all’area di Bagnoli, all’isolotto di Nisida ed alla spiaggia di Coroglio, attualmente in uno stato di abbandono che grida vendetta, con gli scheletri dell’Italsider e della Cementir, ai quali si sono aggiunti di recente le ceneri della Città della Scienza, che una mano blasfema, attuando un piano criminale, ha dato alle fiamme, distruggendo i sogni di tanti bambini e le speranze di riscatto di una città capace di ferirsi a morte nell’indifferenza generale. Sembra lontana anni luce, ma all’inizio dell’Ottocento la zona era un Eden, tutta immersa nel verde, mentre la spiaggia si affacciava su di un mare invitante ed era frequentata dalle famiglie della buona borghesia, che possedevano a breve distanza le loro ville. Trascorrevano un tempo felice e mai avrebbero immaginato che un mostro produttore d’acciaio si sarebbe impossessato di luoghi destinati, per vocazione spontanea, al godimento delle bellezze naturali... Poi venne l’Ilva e all’inizio degli anni Sessanta, quando era folle opporsi alle chimere della produzione di massa e del progresso, l’Eternit e la Cementir, che pure – per decenni – hanno significato riscatto sociale e stipendio per migliaia di famiglie della zona. L’Italsider è stata la punta di diamante della siderurgia italiana e fu l’artefice della creazione di una classe operaia consapevole dei propri diritti ma anche – mentre la flotta di Achille Lauro affondava, nell’indifferenza generale – di una realtà capace di ingoiare migliaia di miliardi dallo Stato e di inquinare terra, mare e cielo sino a divenire un mostro ecologico pressoché inamovibile, precludendo ogni progetto di rinascita della città. Qui potrebbe sorgere il più grande porto turistico del Mediterraneo, con alle spalle alberghi di lusso, mentre Nisida potrebbe ospitare un casinò, attirando così una ricca clientela internazionale e producendo a pioggia benessere e migliaia di posti di lavoro. Questa è l’unica soluzione attuabile: un porto turistico troverebbe subito investitori disposti a costruirlo in tempi brevi e un fiume di denaro pulito ripulirebbe i luoghi e darebbe lavoro a migliaia di napoletani.
Achille della Ragione
Gentile signor della Ragione, la sua ricostruzione della parabola di Bagnoli è drammatica e un po’ sommaria, ma efficace. Il ragionamento su un possibile grande porto turistico è rapido, ma suggestivo e incrocia progetti che sono stati sviluppati negli ultimi anni, pur senza ancora produrre risultati. È arrivato però l’impegno della ministra per il Sud, Barbara Lezzi, a stanziare 388 milioni di euro in tre anni per le opere di bonifica nell’area. Vedremo. L’idea di mettere al centro di tutto un “tempio dell’azzardo”, un casinò, mi fa pensare però a un inquinamento altrettanto grave di quello prodotto da decenni e decenni di attività industriale via via, in tanti sensi, più insostenibile. Si possono guastare terra, aria e acqua, e si può guastare il clima civile di una comunità: il risultato è comunque un disastro. Perciò, la metterei così: il futuro di Napoli si fa 'anche' a Bagnoli, ma non ripetendo vecchi, vecchissimi errori.