Residenza a Santa Marta - La quotidianità normalizzataLa sera stessa dell’elezione viene diffusa la foto del Papa che torna dal Palazzo Apostolico a Casa Santa Marta in pulmino insieme agli altri cardinali. La novità è tale che qualcuno pensa a un fotomontaggio. Ma è tutto vero. Come è vero (e nuovo) che al momento di prendere l’ascensore Francesco invita alcuni porporati a entrare con lui, che nei giorni seguenti si reca alla Casa del clero di via della Scrofa (dove ha alloggiato prima del conclave) per pagare il conto e che stabilisce la sua residenza a Santa Marta, rinunciando anche a Castel Gandolfo. Successivamente stupiranno la scelta di spostarsi dentro Roma con una semplice Ford Focus o (all’estero) con utilitarie, di portarsi la borsa da sé nei viaggi e di andare a comprarsi le lenti in un’ottica di via del Babuino. Sono gesti che parlano di una quotidianità papale "desacralizzata". Francesco resta a contatto con il mondo. E questo ne aumenta l’autorevolezza.
Parlare per immagini - La lingua creativa di BergoglioIl Papa parla per immagini. La Chiesa ospedale da campo, la Chiesa in uscita, i cristiani da pasticceria, la corruzione spuzza, la misericordina, mafiarsi, il clericalismo è un tango che si balla in due, l’ecumenismo del sangue, sono solo alcune delle sue espressioni più citate, spesso tratte dal vernacolo di Buenos Aires. Si potrebbe eccepire che le parole non sono gesti. Ma il gesto in questo caso consiste nel rifiuto dell’ecclesialese, in favore della lingua di tutti i giorni appresa nell’azione pastorale. Vino nuovo in otri nuovi anche dal punto di vista del vocabolario. O se si vuole, pastore con l’odore della pecore, anche in campo linguistico.
Lampedusa, Lesbo e il Muro - Dalla parte degli ultimi«Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri». Il manifesto programmatico del Pontificato, enunciato nel primo incontro con i giornalisti, riceve dalla «enciclica dei gesti» la sua puntuale attuazione. Francesco è presente su tutte le frontiere della carità: migranti (le visite a Lampedusa e a Lesbo, la Messa al confine tra Usa e Messico, la sosta al Muro dei Territori palestinesi), senza tetto (il servizio docce e il barbiere in piazza san Pietro, un dormitorio poco lontano, la Sistina aperta anche a loro, un pomeriggio al circo), tossicodipendenti e anziani (i gesti di misericordia una volta al mese nell’Anno Santo), carceri. Ma è nella liturgia della lavanda dei piedi del Giovedì Santo che papa Bergoglio raggiunge il culmine di questa attenzione. Fin dal primo anno esce dalla Basilica vaticana per ripetere in alcuni luoghi simbolo (un carcere minorile, un istituto per disabili, il Cara di Castelnuovo di Porto) il gesto di Gesù. Il Papa vede nei poveri la carne di Cristo e con questa identificazione dà la migliore dimostrazione che la Chiesa non è semplicemente una Ong.
Il Papa a LesboUn selfie con Francesco - Il primo Papa «social»Se Benedetto XVI è stato il primo Pontefice ad avere un account Twitter, Francesco ha confermato questa presenza, allargandola recentemente anche a Instagram. Sul primo dei due social ha raggiunto quasi 30 milioni di followers e ha più retweet di Obama. Il Papa sceglie personalmente le frasi da postare, mentre su Instagram vengono rilanciate foto e pensieri pensate come prolungamento della sua attività. Emblematico è a tal proposito il chirografo diffuso proprio per la Giornata delle Comunicazioni sociali. Un gesto di grande attenzione al mondo del web, di cui Brgoglio dimostra di conoscere il linguaggio e le peculiarità. Come quando ad esempio non disdegna di posare per un selfie con i giovani. Il primo Papa social della storia esprime così la Chiesa in uscita persino verso quello che alcuni chiamano «il sesto continente».
Il mate dalla coppa - Beati i giovaniLo scorso 23 aprile hanno fatto il giro del mondo le immagini del Papa che, seduto su una semplice sedia, confessava alcuni ragazzi in piazza San Pietro. Già altre volte Francesco era entrato in confessionale nella Basilica Vaticana, dopo essersi lui stesso confessato come un semplice fedele. Ma quell’episodio si inserisce nel particolare capitolo dell’«enciclica dei gesti» che è il rapporto con i giovani. Francesco, la Gmg l’ha ereditata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Ma come si è visto a Rio de Janeiro subito l’ha interpretata a modo suo. Gioia e preghiera, oggetti raccolti al volo a Copacabana e percorso delle beatitudini, il mate bevuto dalla coppa offertagli da un passante e celebrazione dei sacramenti. Così Bergoglio traduce per i giovani la Evangelii gaudium, ricordando loro che la vera felicità «non è un’app che si scarica sul telefonino» e che vivere senza Gesù è come se per un cellulare non ci fosse campo.
Pronto, sono Francesco - C’è il Papa in linea"Pronto, sono Papa Francesco". Le telefonate "private" del Papa sono ormai diventate famose. Così come le interviste e alcune sue lettere agli amici o a personaggi del giornalismo, della cultura e persino della politica. Per non parlare poi delle conferenze stampa in aereo, durante le quali egli risponde "senza rete" alle domande. Destinatari privilegiati di questa parte dell’«enciclica dei gesti» sono i più lontani. E valga per tutti la battuta di Raoul Castro, dopo l’incontro in Vaticano che precedette la visita a Cuba: «Se continua così, potrei anche tornare ad andare a Messa». Ma non è questione di proselitismo. La chiave interpretativa vera l’ha data proprio il Papa in un tweet di qualche giorno fa: «Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio». L’«enciclica dei gesti» parla della misericordia. Così viene scritta. E così va letta.