Caro direttore,
abbiamo assistito al Festival di Sanremo sugli schermi della Rai (che è pubblica, cioè di tutti gli italiani) e alla esibizioni di cantanti con braccialetti “arcolabeno”, pro unioni omosessuali. Un simbolo politico, segnali a senso unico, il tutto tollerato dalla dirigenza Rai (Carlo Conti, Giancarlo Leone, ecc. ecc.). Che vergogna. Ma lei non si è espresso. Vuol dire a un suo lettore che cosa ne pensa?
Andrea Santini
Penso, caro signor Santini, ciò che penso e dico da sempre: vorrei un’Italia e un dibattito pubblico italiano dove si smette finalmente di contare le parole e i gesti degli “altri”, perché tutti possono civilmente dire la propria. Non mi offendono le ragioni dei movimenti politici Lgbt e di chi le sostiene (magari a braccialetto ostentato in tv), ma le ragioni tacitate (o mistificate) di quanti come me tengono cara la distinzione tra la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna (e dunque aperta alla generazione della vita) e le altre forme di unione e non accettano la favola della maternità surrogata come “dono”, perché per un dono possibile ci sono mille schiave indotte o proprio costrette all’«utero in affitto». Insomma, come lei nota, mi allarma il battage propagandistico «a senso unico» e la miopia (o addirittura la cecità) che provoca su questioni fondamentali. E dalla Rai, ostinatamente, mi aspetto di più e di meglio.