lunedì 26 giugno 2023
La ricomparsa di Prigozhin con un messaggio per nulla conciliante segnala che la sfida a Putin non è esaurita. Ma la confusione regna ancora. E le forze della resistenza guadagnano terreno a Kherson
Il presidente russo, Vladimir Putin

Il presidente russo, Vladimir Putin

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Il conflitto in Ucraina è arrivato al suo 488° giorno, uno dei più confusi e di più difficile interpretazione dall’inizio dell’invasione russa. Dopo il dietrofront sulla via di Mosca dei mercenari di Evgenij Prigozhin sabato pomeriggio, sembrava che il Cremlino avesse ripreso il controllo della situazione. Il ministro degli Esteri Sergej Shoigu, bersaglio della Wagner, è riapparso in pubblico smentendo un accordo tra Putin e il suo ex cuoco ora signore della guerra basato proprio sul siluramento del capo delle Forze Armate. Ma poche ore dopo, a sorpresa, lo stesso Prigozhin, “esiliato” e sotto inchiesta, ha potuto diffondere un lungo messaggio audio in cui rivendica la sua azione sovversiva come un tentativo di impedire che la sua brigata personale sia messa sotto il controllo statale e quindi cessi di esistere il primo luglio prossimo.

Non voleva rovesciare il presidente e il suo cerchio di potere, dice Prigozhin. La sua risalita in armi verso Nord da Rostov ha intanto messo a nudo problemi di sicurezza del Paese. L’esercito della Federazione non sembrava in grado di fermare la colonna della Wagner, che ha avuto, si apprende ora, una trentina di vittime. Non è chiaro perché ci volesse l’intervento dello screditato leader bielorusso Lukashenko, vassallo del Cremlino, per evitare un bagno di sangue alle porte della capitale russa nella più grave sfida all’autorità di Putin. Tutto ciò rimette in discussione tante interpretazioni date finora ai fatti di sabato. Prigozhin è davvero fuori gioco o è un custode di tali segreti da non poter essere estromesso? La sua milizia, cresciuta all’ombra dello Zar Vladimir, continuerà ad avere mano libera o dovrà trovare una diversa collocazione nello scenario bellico?

La partita per il controllo delle leve che contano in Russia sembra ancora aperta. E si gioca tutta sopra la testa del popolo, nel nome del quale i contendenti affermano di compiere le proprie scelte. L’apatia creata dal regime di Putin, che ha sempre avuto come obiettivo quello di avere un Paese senza sussulti, sembra ritorcersi contro di lui. Un’opinione pubblica contenta del miglioramento delle condizioni materiali e di una politica estera di potenza che dia qualche soddisfazione nazionalistica, depurata di ogni forma di dissenso verso i modi spicci di una democrazia autoritaria, sostiene il leader di turno ma non si mobilita per difenderlo. Gli applausi a Prigozhin a Rostov e i cori contro l’esercito regolare segnalano questa situazione.

Saranno allora gli apparati e i centri di interesse, i personaggi più ambiziosi e senza scrupoli - in assenza di un collante ideologico che unisca e di un’idea generale di Paese che guidi -, a scontrarsi o ad allearsi nel tentativo di evitare un indebolimento della Federazione e la deriva verso una disintegrazione. Ma in questo quadro Kiev potrebbe avere la possibilità di dare più slancio alla propria controffensiva, aggravando la crisi che si è aperta tra il Cremlino e i signori della guerra.

Le forze ucraine avrebbero infatti attraversato il fiume Dnipro e riconquistato terreno sulla riva sinistra, nella provincia di Kherson, con un’iniziativa che apre la strada a una possibile avanzata verso la Crimea. Secondo i canali Telegram filo-russi, le truppe ucraine hanno preso il villaggio di Dachi, di fronte alla città di Kherson, e vicino al ponte Antonivskyi distrutto. Avrebbero scavato rifugi e starebbero cercando di stabilire una testa di ponte. Nessuna conferma da parte ucraina, ma questa è la linea tenuta nelle ultime settimane.

L'esplosione della diga di Kakhovka e la rottura del bacino idroelettrico ha reso più facile l'attraversamento del fiume dopo che il livello dell'acqua si è abbassato lasciando una pianura sabbiosa. Ma non è chiaro se le forze ucraine saranno in grado di avanzare ulteriormente.

Secondo l'intelligence britannica, l’esercito di Kiev muoverebbe da nord e sud vicino a Bakhmut ed è improbabile che la Russia abbia in questo momento riserve di uomini significative per invertire l’inerzia in un momento di apparente sbandamento dell’occupante. Il viceministro della Difesa ucraino Hanna Maliar ha detto che il villaggio di Rivnopil, nell'oblast di Donetsk, è stato liberato domenica, subito dopo l'ammutinamento di Prigozhin. Un video pubblicato dalla 31ª brigata meccanizzata mostra soldati all'interno di Rivnopil, di fronte a un edificio in rovina, con la bandiera gialla e azzurra issata sulla casa.

È tuttavia troppo presto per affermare che l’inerzia del conflitto si sia invertita e che si possa vedere presto una rotta delle forze russe.


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