martedì 17 gennaio 2017
La realtà emergente e trasversale degli «ispirati». Uno studio per il quotidiano «La Croix» evidenzia che il 53% degli adulti si dice cattolico
La basilica del Sacro Cuore a Parigi (Ansa)

La basilica del Sacro Cuore a Parigi (Ansa)

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Nella Francia insidiata da muri invisibili fra stili di vita, generazioni, ceti sociali diversi, è ancora possibile trovare oasi, più vaste delle singole famiglie, dove la parola fratellanza conserva un senso tangibile? Molti sociologi transalpini rispondono spesso con un 'forse' venato di scetticismo, condividendo l’amara diagnosi esternata qualche anno fa dal filosofo Régis Debray: «L’individuo è tutto e il tutto non è più nulla». In realtà, l’agognato prototipo di una "famiglia di famiglie", dell’unione nella diversità, c’è già. Proprio lì, sotto gli occhi di tutti. Solo che anni di stereotipi, pregiudizi, bugie e altre scorie hanno come appannato il parabrezza. Ma a confermare lo straordinario arcobaleno di sensibilità e origini all’interno della Chiesa Cattolica in Francia è adesso pure un vasto studio commissionato dal gruppo Bayard – editore del quotidiano La Croix e del settimanale Pèlerin – a due sociologi, Yann Raison du Cleuziou e Philippe Cibois, affiancati dal lavoro di analisi di un importante istituto demoscopico, Ipsos.

Smontando dicerie laiciste vecchie e nuove sulla presunta 'chiusura' o 'uniformità' dei cathos, i profili sociologici cattolici ricavati dallo studio rispecchiano in profondità le diverse anime della società transalpina. Evidentemente, le 'famiglie' tratteggiate sono puri idealtipi alla Weber: identikit nei quali nessun credente potrà riconoscersi fino in fondo. Ma in ogni caso, evidenziano un perimetro d’attrazione della Chiesa molto più vasto di quanto spesso si voglia far credere: anche in termini di sensibilità politiche, in un Paese che si prepara a vivere, fra aprile e giugno, la sequenza elettorale presidenziali-legislative. Stando ai dati dello studio, nessun partito potrà permettersi di considerare i cattolici come un corpo estraneo al proprio elettorato.

Se la ricerca conferma che i praticanti regolari rappresentano oggi solo un decimo rispetto all’insieme dei francesi che si definiscono cattolici (53% della popolazione adulta), molto più alta è la proporzione dei cosiddetti 'fedeli impegnati', ovvero legati a riti, organismi, iniziative, personalità più o meno direttamente nell’orbita della Chiesa. Si tratterebbe di quasi un quarto dei francesi adulti (23%). Fra questi fedeli impegnati, la famiglia sociologica maggioritaria è quella dei 'festivi culturali', che partecipano alla Messa per le maggiori solennità annuali e mostrano pubblicamente la loro adesione alla Chiesa in occasione dei principali 'riti di passaggio': battesimi, matrimoni, altri sacramenti, funerali. Spesso di ceto popolare, possono sostenere il catechismo e gli oratori, ma facendo riferimento in genere alla mediazione di un familiare o amico più ancorato nella pratica, come una madrina o una nonna.

La seconda famiglia più numerosa è quella degli 'stagionali fraterni', per i quali Gesù è prima di tutto l’esempio supremo di un amore vissuto fino in fondo al servizio degli altri. Sono anch’essi poco praticanti, ma sostengono spesso economicamente enti di carità cattolici, cercano di trasmettere la fede ai figli, si riferiscono a figure come l’abbé Pierre, reclamano piena accoglienza per i migranti. Seguono per numero i 'conciliari', molto sensibili alla Misericordia divina e a un ideale missionario 'senza esclusi'. Sociologicamente eterogenei, sono molto più praticanti dei gruppi precedenti, attivi spesso nelle strutture diocesane, molto legati al messaggio del Papa e pellegrini in luoghi di fede come Lourdes. Lideale della ricerca della santità è centrale invece soprattutto per gli 'osservanti', che dichiarano la propria fedeltà ai dogmi della Chiesa e al rispetto incondizionato della vita. Sono i più attenti al valore anche estetico della liturgia e la loro spiritualità può essere intrisa di un certo ascetismo. Anche per questo, esprimono imbarazzo o avversione per le visioni libertarie cristiane conosciute oltralpe negli anni Settanta. Si tratta dei fedeli più in contatto con comunità ecclesiali 'neoclassiche' come quella di San Martino, note per la capacità di accogliere le vocazioni sacerdotali. Una larga maggioranza (circa i due terzi) degli osservanti manifesta grande simpatia per la Manif pour tous, inviando al mondo politico un messaggio forte di presenza anche sulle questioni sociali e bioetiche.

Famiglia minoritaria, gli 'emancipati' mostrano una 'forte propensione a forme d’impegno non religioso' e non esitano a dirsi critici verso le istituzioni ecclesiastiche. Per loro, il messaggio di Cristo è soprattutto una 'strada verso la libertà'. Non rinnegano dunque le opzioni 'sperimentali' degli anni Settanta. Lontani dalla Manif pour tous, questi fedeli sono talora ostili anche ai migranti, denunciando soprattutto la repressione femminile e sessuale nel mondo musulmano. Ci sono infine gli 'ispirati', che rappresentano il volto più nuovo della fede in Francia. Sono i neoconvertiti, segnati come da un dardo che ha trapassato il loro cuore, sconvolgendo in modo improvviso la loro vita. Amano parlare del loro 'incontro con Gesù' e si dicono riconoscenti verso le comunità carismatiche che hanno accompagnato quest’ancoraggio spesso del tutto imprevisto, come l’Emmanuel, Chemin-Neuf, Fondacio. Sono fedeli molto attenti alla dimensione comunitaria e al lievito spirituale assicurato dai gruppi di preghiera. L’inchiesta rivela pure che provengono da tutti gli orizzonti sociali, come se qualsiasi precedente barriera si fosse sciolta al momento dell’incontro con una verità incandescente.

«Sono testimone di una grande vivacità intellettuale. C’è un movimento di riscoperta della tradizione cristiana e della sua razionalità», osserva lo studioso Frédéric Guillaud, autore del fortunato saggio di apologetica 'Dio esiste. Argomenti filosofici' (Cerf), quasi sorpreso di essere invitato ad intervenire presso le comunità cattoliche più variegate: «Molti giovani che incontro partono quasi dal nulla, per via di una cesura duratura nella trasmissione a livello familiare, come del resto era accaduto per la produzione di opere di apologetica. Il mio volume piace a persone di qualsiasi orizzonte. Persone che scoprono letteralmente che si può essere cattolici senza essere nati in una famiglia credente. Ciò che è classico appare loro nuovo».

La Piccola Francia non è dunque solo il quartiere più suggestivo di Strasburgo, città concordataria (come tutta l’Alsazia e la Lorena settentrionale, a differenza del resto del Paese) dove un sacerdote, il teologo Michel Deneken, è divenuto il mese scorso rettore della locale università pubblica. L’espressione pare appropriata anche per definire lo scrigno di fede transalpino, vessato da oltre un secolo di venti laicisti e secolaristi, ma capace d’inviare sempre un messaggio di unità nella diversità. Dunque, pure un forte segnale civile di speranza, in una Francia che vede oggi afflosciarsi in pozze di disillusione tante ideologie considerate fino a ieri perfettamente inossidabili.

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