Caro direttore
approfitto della disponibilità e della sensibilità di 'Avvenire' per mantenere viva l’attenzione su un tema a me molto caro, quello degli orfani di femminicidio. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi travolti dalla tragedia, che talvolta hanno visto morire la mamma per mano del papà, poi a sua volta in carcere per quel delitto o suicida.
Ritengo che lo Stato debba farsi carico di loro e per questo, fin dal 2016, ho condotto una battaglia in Parlamento presentando proposte di legge ed emendamenti per istituire, tra l’altro, il fondo in loro favore, uno dei punti fondamentali della legge 4/2018. Il mio impegno per questi piccoli, e per le coraggiose famiglie che si prendono cura di loro, nasce dalla conoscenza diretta. Nasce dai racconti e dalle testimonianze fatte da zia Agnese, da nonno Matteo, da Carmelo che cresce i figli di sua cugina Marianna, eroi che ho l’onore di conoscere personalmente.
Ascoltandoli, ho capito che bisognava fare di più: oltre a quello per gli orfani era infatti necessario istituire un fondo anche per le famiglie affidatarie. Ma tutto quello che il Parlamento ha stabilito con la legge, è rimasto bloccato per moltissimo tempo, mancava l’ultimo tassello, quello fondamentale, ovvero il decreto attuativo, per fare in modo che i soldi arrivassero a chi ne ha bisogno. Finalmente, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, gli orfani e le famiglie potranno usufruire di quello che spetta loro di diritto. C’è però un altro aspetto rilevante che mi allarma, su cui mi riprometto di vigilare: la burocrazia. I fondi devono arrivare in modo diretto, oserei dire automatico, a orfani e famiglie affidatarie.
Non dovrebbero esserci procedure complicate, richieste in carta bollata, rimborsi per prestazioni mediche. Va creato un percorso semplice, che dia loro quello di cui hanno bisogno. E non perché lo Stato debba elargire senza controllo o supervisione, ma perché molto spesso la vita che questi bambini e queste famiglie vivono è difficile, irta di ostacoli, fatta di spese per cure mediche, assistenza materiale e psicologica, medicinali spesso costosi. Restituire un po’ di serenità a un bambino che ha vissuto sulla propria pelle orrore e dolore è una sfida enorme ed è una sfida che lo Stato deve rendere più agevole, non più complicata. Sono grata a lei, direttore, e al suo giornale, per aver sempre mantenuto alta la guardia su questo tema. C’è ancora molta strada da fare e mi piace pensare che la percorreremo insieme.
Vicepresidente della Camera, deputata di Fi