In preghiera davanti alla chiesa di Medjugorje - Ansa
La nota della Santa Sede sulle manifestazioni religiose a Medjugorje è certamente positiva nel suo complesso. Viene accreditato il carattere soprannaturale del fenomeno religioso sviluppatosi in breve tempo; sono riconosciuti i con-tenuti religiosi dei messaggi riferiti a Maria, Regina della pace (anche con citazioni letterali); sono ricordate la fede suscitata o incrementata in migliaia di persone e le opere scaturite come risposta a necessità dei fratelli. Alquanto ridimensionate appaiono le figure dei veggenti e le singole apparizioni.
Nella Nota del Dicastero per la Dottrina della fede i messaggi della Regina della pace non sono smentiti (anche se in un punto si parla di «presunti» messaggi), anzi, sono citati più volte, specialmente quelli degli anni ‘80. Certamente gli inizi e gli sviluppi della devozione a Maria a Medjugorje sono molto diversi da quelli che conosciamo per altri luoghi di apparizioni di Maria. Il ritorno – o il riavvicinameno a Dio – parte o è costellato da alcuni luoghi frequentati dai veggenti (Croce Blu, Podboro, Monte Krisevac) dove sono avvenute molte apparizioni.
Momenti culminanti della pietà popolare che si è sviluppata – a parte le celebrazioni eucaristiche – sono poi il sacramento della Riconciliazione (assai frequentato e celebrato da sacerdoti di diverse lingue), l’ora di adorazione eucaristica in un clima quasi magico nel grande piazzale attiguo alla Chiesa, con la partecipazione di migliaia di persone, e la Cappella con l’adorazione eucaristica perpetua, assai frequentata. Un’esperienza religiosa particolare, che travalica le persone dei veggenti, mal si presta a facili valutazioni superficiali, mostra la vicinanza della Madre di Dio in un momento critico dell’umanità. E alimenta la speranza.