Ansa
Signor direttore,
il professor Agostino Giovagnoli sentenzia che i libri di Giampaolo Pansa non erano libri di storia e che oggi il fascismo è in agguato (“Avvenire” 14 gennaio 2020: «Pansa, quella visione controcorrente»). In realtà non è storia nemmeno quella cui è intitolata la cattedra di Giovagnoli, denominata “storia del tempo presente”. I libri di Pansa sono libri di storia nella misura in cui rievocano e ricostruiscono episodi obliati e ignoti ai più: il metodo che usa non è quello storiografico accademico, ma ciò poco o nulla toglie alla validità di quanto scrive. Oltretutto Pansa parla molto anche di partigiani antifascisti ma non comunisti uccisi da partigiani rossi: e questo qualche attenzione la merita. Per quanto riguarda l’antifascismo, forse il suo collaboratore, professor Giovagnoli, ignora che nella Costituente vi fu chi ammonì sul fatto che la Costituzione repubblicana dovesse essere non già antifascista, bensì “afascista”, dato che l’antifascismo finiva con l’essere una ideologia illiberale uguale e contraria al fascismo. Se poi oggi qualcuno crede di essere fascista (non certo nei Paesi citati da Giovagnoli, dove il fascismo non è mai esistito) non lo crede perché il pericolo fascista incombe su di noi, ma perché il fascismo è l’ultimo e unico tabù sociale rimasto: e si sa che a qualcuno i tabù piace violarli.
Luca Pignataro
Gentile signor Pignataro, il direttore – sorridendo, come mi chiede di sottolineare, sul suo attribuirmi “sentenze” – desidera una mia risposta pubblica. Eccola. Giampaolo Pansa è stato, oltre che un giornalista, certamente anche uno storico e opera di storia è la sua tesi di laurea (relatore il professor Guido Quazza). Tuttavia, scrivendo “Il sangue dei vinti” Pansa non ha voluto fare opera di storia, scegliendo un altro genere letterario, mischiando fatti di cronaca e episodi di fantasia. Come ho ricordato, gli episodi raccontati da Pansa erano già stati raccontati da alcuni storici, mentre lui ha avuto l’intenzione di fare un’azione polemica e, da ottimo giornalista qual era, ciò gli è riuscito egregiamente. Per quanto riguarda l’antifascismo, rispetto la sua opinione secondo cui la Costituzione avrebbe dovuto essere afascista, ma resta il fatto che la Costituzione italiana è antifascista per una scelta esplicita dei costituenti come risulta dai resoconti dell’Assemblea. È dunque un fatto che l’Italia sia una Repubblica democratica fondata sull’antifascismo. Rispetto ovviamente anche la sua opinione che coloro che dicono di essere fascisti, usano linguaggio fascista, compiono azioni fasciste non siano veri fascisti, ma vogliano solo rompere un tabù. Mi permetto solo di osservare che è legittimo avere altre opinioni: a me pare che tanti atti di violenza fascisti compiuti oggi in tutto il mondo siano preoccupanti e non possono essere ignorati. Circa il mio insegnamento “Storia e comunicazione del tempo presente” le faccio osservare che è un altro modo di dire “Storia contemporanea”: l’aggettivo contemporaneo significa infatti dello stesso tempo (del presente). In Francia, e altrove, è una dizione comune.