Famiglia e figli, è tempo di buone politiche
giovedì 15 settembre 2016
Caro direttore,
la proposta di indire un “Fertility day” fa seguito a uno studio ponderoso durato un anno, approvato anche dal premier Renzi, in cui si sono cimentati noti ginecologi, demografi, economisti, sociologi. Gli italiani devono riconoscenza al ministro Beatrice Lorenzin per aver sollevato col “Fertily day” il problema socio-economico numero uno: la denatalità. La ripresa della natalità è conditio sine qua non per l’uscita effettiva dal guado della crisi. Altri Paesi hanno introdotto politiche a sostegno della famiglia e quindi della natalità. Al contrario in Italia tale politica è stata trascurata. Così la denatalità è diventato il nostro tallone d’Achille. Anche sulle pagine di giornali che, a differenza di “Avvenire”, sono stati a lungo distratti ora si riconosce la gravità del problema dello sboom demografico. Documentato a fondo dagli studi pubblicati nel libro governativo sulla denatalità. Era proprio tempo...

Bruno Mardegan, Milano



Era tempo, sì, che si desse spazio e attenzione a studi documentati e “rivelatori” sulla denatalità e sul drammatico processo di impoverimento umano e di declino socio-economico che ne consegue. Ed era tempo, caro amico lettore, che li si squadernasse a dovere, riuscendo a scuotere l’incredibile e colpevole indifferenza di parlamentari e governanti (e cronisti!) e, dunque, di tanta parte dell’opinione pubblica – vittima e complice, in questo caso. Ma studi altrettanto utili e accurati vengono realizzati da tempo, pur snobbati e silenziati da una politica e un’informazione purtroppo inadeguate. Tant’è che nulla è cambiato, a dispetto delle cicliche promesse preelettorali di partiti e leader, e nonostante le civili battaglie pro-famiglia con figli del Forum delle associazioni familiari (e nostre). Anzi è peggiorato il “clima culturale” complessivo e decisivo (come spiega Massimo Calvi a pagina 3). Ecco perché io dico che oggi, soprattutto, è tempo che alle parole seguano i fatti da parte di chi ha il potere e il dovere di realizzarli. Insomma: cambiare occhi e parole è una pre-condizione fondamentale, ma non basta. Bisogna finalmente capovolgere le concrete politiche che regolano la vita delle famiglie e che condizionano ancora in maniera pesantemente autolesionista la natalità e lo sviluppo umano della nostra comunità nazionale. Più tardi si comincia a «cambiare verso», uso volutamente la formula cara al premier Renzi, più ritardi e danni continueremo ad accumulare. Senza figli non c’è futuro.
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