È da qualche anno che gli italiani mostrano una insofferenza crescente per i fatti di corruzione, soprattutto quando si annidano nella politica, nella pubblica amministrazione e nei servizi pubblici, laddove cioè più forte è la sensibilità sociale, visto che si tratta di comparti essenziali sostenuti con le risorse che derivano dal sistema di prelievo fiscale. Le ricerche sociologiche mostrano come all’ansia e allo sconcerto, per lo più passivo, degli anni passati si vada sostituendo un atteggiamento prevalente di rabbia, che potrebbe preludere a una situazione di maggiore reattività e minore tolleranza. È probabilmente a causa di questo cambio di clima che importanti fatti di corruzione e malcostume vengano sempre più denunciati, e siano state varate norme (ad esempio la legge 290 del 2012 contro la corruzione nella pubblica amministrazione) e istituite commissioni parlamentari per contrastare abusi, reati e ingiustizie. Proprio martedì scorso sono stati resi noti gli esiti del lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari, che ha registrato 400 casi di presunta malasanità tra 2009 e 2012. E sono noti da tempo quelli della Commissione di inchiesta sulla efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale. Ben più ampio e variegato è l’approccio utilizzato da Ispe sanità (Istituto per la promozione dell’etica in sanità), che ieri ha svolto una Assise sul tema della corruzione e delle disfunzioni all’interno del sistema sanitario italiano. Il merito di Ispe sta nel fatto che la tematica è stata affrontata prendendo in considerazione soprattutto gli aspetti societari ed economici della questione «corruzione», intesa in senso ampio e non con riferimento alle sole fattispecie di reato. In sostanza, si è voluto sottolineare che la lotta alla corruzione passa soprattutto e innanzitutto attraverso il recupero di un’etica condivisa. Come ha scritto la Corte dei Conti, in Italia esiste «un quadro di corruzione ampiamente diffuso (…) nei lavori pubblici e nella materia sanitaria». Secondo le stime più accreditate, circa il 50 per cento di questa corruzione si anniderebbe nella sanità. Le dimensioni di malaffare in sanità sono state stimate in vario modo; quelle più prudenziali, prodotte sulla base dei confronti internazionali, parlano di 10 miliardi di euro all’anno. Certo è che sarebbe possibile recuperare molte delle risorse mancanti riducendo l’impatto della corruzione e del malcostume diffusi, risparmiando le spese legali e assicurative, e soprattutto elevando i livelli di appropriatezza ed efficacia del sistema. Per citare solo qualche dato tra quelli presentati, il 43 per cento degli italiani attribuisce, secondo il Censis, le cause della crisi economica alla crisi morale della politica e alla corruzione. Più della metà ha la sensazione che i fenomeni di immoralità (dall’evasione fiscale alle tangenti) siano in aumento. Per il 38,6 per cento, ostacolo principale al miglioramento dei servizi è il malcostume di politici ed amministratori. Secondo Transparency international, il 10 per cento degli italiani ha pagato per accedere a un servizio sanitario nell’ultimo anno, ed il 67 ritiene che la gente comune non possa fare nulla per combattere la corruzione. In controtendenza e con forte intenzionalità, l’Assise ha voluto invece gettare le basi di una azione dal basso contro la corruzione. In particolare è stato sottolineato che la società ha bisogno di un approccio etico ampio e diffuso, volto a chiarire le responsabilità e i valori comuni di riferimento, a stimolare una riflessione generale, a promuovere la corretta informazione e la diffusione di tutte conoscenze necessarie per giudicare e decidere. Nei servizi in particolare, la società ha bisogno di un’etica che si esprima attraverso un metodo condiviso, fatto di autoregolamentazione, verifica delle competenze e della appropriatezza, controllo sui processi organizzativi e gestionali, analisi di efficacia e di costo/benefici dal punto di vista del bene comune, considerazione attenta dei danni provocati dalla corruzione e dal malcostume e azioni di risarcimento nei confronti delle vittime.