Caro Direttore, voglio dire qualcosa anch’io sul caso di Eluana, io, tracheotomizzata per 13 mesi per l’imperizia di un medico. So cosa significhi «pulizia del muco» nel tubino nel collo, ma non ricordo che Eluana sia stata tracheotomizzata; io sì, perché ho rischiato di morire soffocata per il blocco dei due nervi ricorrenti che hanno a loro volta bloccato le due corde vocali, semichiuse. E così non si respira. Eluana sì, Eluana respirava da sola; ma in ogni caso – se ben fatto – grazie a un veloce colpetto dato col tubicino e al conseguente colpo di tosse, si pulisce tutto; oppure lo si fa con un apparecchio aspiratore: non sono pratiche invasive. So cosa significhi il «sondino naso-gastrico»: sotto shock per l’intervento disastroso, non riuscivo a inghiottire e sono stata a mezzo passo dal doverlo usare. Nel terzo ospedale in cui sono stata ricoverata ricordo almeno due donne, sui trenta/quarant’anni che lo avevano fisso e con quello camminavano, spostandosi tranquillamente a chiacchierare da una stanza all’altra: è un sottilissimo sondino che attraverso il naso giunge allo stomaco. A quanto ne so, Eluana inghiottiva da sola; sua madre l’aveva imboccata per alcuni mesi, e poi lo avevano fatto le suore che solo in un secondo tempo avevano dovuto ripiegare sull’uso del sondino. Ne ho sentito parlare in tv da tanti come se si trattasse di un tubo da lavatrice. Capisco la paura che si può avere per tutto ciò che è estraneo al proprio corpo, ma si arriva a convivere con ben altro! Chi ne deve parlare (giornalista per esempio) ed è in buona fede, prima vada in ospedale a vedere, ad accertarsi di persona. L’accanimento terapeutico è ben altro! Credo possa esserlo se questo tipo di alimentazione provoca vomito, ma non è il caso di Eluana. Altra cosa è successa a mia suocera: il suo cervello – così ci spiegò un medico – «aveva staccato la spina» e nel giro di tre mesi questo la portò a vomitare, non solo dopo la flebo di sacca alimentare, ma anche dopo quella di pura idratazione. Lei avrebbe voluto, ma il suo cervello e il suo corpo no, rifiutavano tutto. Lei mi diceva che il vomitare «la disturbava» e la dottoressa optò per la sola flebina di acqua, e molto lenta. Eluana no, Eluana non vomitava – a quanto si è saputo – né sostanze nutritive, né i liquidi, ed Eluana digeriva; il suo cervello e il suo corpo erano vivi, anche se il papà sicuramente era straziato e tanto stanco. Ma Eluana era viva. Eluana è stata uccisa, come? Può essere stato fatto in tanti modi, tutti semplici: credo non lo sapremo mai. Ne cito solo due. Il primo: durante il trasporto in ambulanza: potrebbe esserci stato un finestrino non ben chiuso, oppure Eluana poteva non essere ben coperta: da ciò le complicazioni polmonari che in breve l’hanno trasformata in una morente. Il secondo: potrebbe essere successo quello che è avvenuto a mia suocera, alla quale è stata praticata l’eutanasia senza che ce ne rendessimo conto, se non dopo parecchio tempo dal decesso. Come? Fu necessaria la sosta in una seconda casa di cura, dove era previsto rimanesse per due settimane prima dell’ultimo trasferimento in una casa per anziani, nella quale, pian piano, si sarebbe spenta come una candela. In quanto tempo? Forse un anno, o più. Morì invece nelle ventiquattro ore successive, a causa della somministrazione repentina, al posto della flebina d’acqua infusa lentamente, del contenuto di una enorme sacca nutrizionale rossa. Il suo organismo scoppiò, letteralmente, e lei rantolava – pur essendo lucida – dopo solo poche ore. Sì, l’abbiamo capito da poco, in quella casa di cura da anni fanno fuori i vecchietti in questo modo. Questa è eutanasia operata attraverso somministrazione forzata di sacca alimentare, che diventa accanimento terapeutico: credo lo si possa affermare, da cattolici, serenamente. Ma per Eluana, la cosa era diversa, più squallida in realtà. Perché tu, papà, non hai permesso alle suore di continuare ad accudirla? Tu non ce la facevi più, ed è umanamente comprensibile. Il resto no. In ogni caso, hai permesso – e non potevi non saperlo – che il caso di tua figlia venisse strumentalizzato per faccende che non avevano nulla a che vedere con Eluana. Nessuno di noi, ora – ancora e molto più di prima – vorrebbe essere nei tuoi panni, perché solo tu, quaggiù, sai cosa hai ora nella mente e nel cuore.
Lettera firmata
Se la vicenda terrena di Eluana si è chiusa e la giovane donna riposa in pace nel cimitero di Paluzza, gli interrogativi sollecitati dalla sua storia, sui quali l’opinione pubblica si è tanto lacerata, sono viceversa ancora tutti aperti. Eluana continua a interrogare, a scavare dentro le coscienze di chi non riesce a dare per scontato che il vivere e morire siano solo una voce di spesa per il Ssn o il risultato di un metabolismo organico, da spegnere arbitrariamente, con la definitività con cui la lapide ha sigillato la tomba. La sua lettera, gentile signora, è da questo punto i vista emblematica. Non contiene infatti vaticini, ma pone in relazione quello che è stato detto su Eluana con la concretezza della sua storia personale e di quella di persone a lei vicine. Vicende che le hanno fornito un metro per misurare la plausibilità di ciò che veniva riferito su Eluana, traendone delle ipotesi; se qualcuna è molto pesante, non dipende da un suo assecondare dietrologie e complottismi, ma dalla realtà tangibile sperimentata, dinanzi alla quale avrei avuto anch’io le medesime reazioni. È la prova che le persone si pongono e sanno guardare in faccia anche gli interrogativi più crudi quando si sentono toccate nel profondo. Ciò che lei dice, contribuisce ad accostarci ancora di più alla nostra sorella Eluana, a immaginare concretamente com’era la sua vita. Sì, vita, perché tutte le evidenze ci confermano che nulla è stato più abusivo e fuorviante dell’affermazione: 'Eluana è morta 17 anni fa'. Pur certi che non conosceremo mai la verità sulle sue ultime ore, restiamo convinti che si sia compiuto un arbitrio di enorme proporzione. Sapere che nei nostri ospedali tacitamente si pratica l’eutanasia non ci consola, né ci aiuta a ridimensionare la vicenda di Eluana. Ci fa viceversa persuasi che si è tentato di ufficializzare, di pretendere dignità e visibilità per qualcosa che resta intollerabile. Per questo continueremo a scavare sotto a tutte le 'verità' che ci vengono propinate per svelarne i retroterra, sia quelli dichiarati ed espliciti, sia quelli occulti e forse inconfessabili.