La pedofilia, nel senso degli abusi sessuali su minori, è uno dei mali più grandi dell’umanità. Una piaga aperta e in aggravamento, secondo chi la contrasta. Essa ha riguardato e ancora riguarda pure la Chiesa cattolica che è stata spinta, da coraggiose denunce delle vittime e da serie inchieste giornalistiche, ad affrontarla con dolore e altrettanta decisione in diverse parti del mondo.
Anche in Italia è così. E giovedì 17 novembre è stato presentato il primo Rapporto Cei sul tema, basato su dati di realtà. “Avvenire”, unico giornale italiano, ha aperto la prima pagina di venerdì 18 sulla notizia con un titolo piuttosto chiaro: «Panni sporchi» e ampi servizi con dati e approfondimenti.
Su “La Stampa”, la storica Lucetta Scaraffia, ha duramente commentato oggi, sabato 19, la notizia del Rapporto senza che questo venisse mai illustrato ai lettori del giornale torinese (che il giorno prima aveva dedicato due pagine a una bella intervista a papa Francesco e, dunque, forse non aveva altro spazio).
Scaraffia definisce «cinici» i cattolici italiani e sostiene che non meritano una Chiesa che andrebbe avanti a occhi chiusi. E scrive questo proprio mentre la Chiesa italiana comincia a lavare in pubblico quei «panni sporchi» (e speriamo che altri, in Italia, seguano l’esempio). La critica è libera, necessaria e spesso salutare. Ma dire che ciò che fa la Chiesa contro gli abusi è niente è semplicemente una falsità.
I cattolici italiani, infine meritano più rispetto e, in generale, lo meritano i lettori di qualunque giornale. Offrire commenti separati dalle cronache dei fatti, non può significare non dar conto dei fatti. E neanche presentarli in modo distorto. A pensarci bene, proprio questa attitudine realizza una forma di cinismo.