Caro direttore,
in questi ultimi giorni c’è una grande discussione politica, e non solo, sulle tasse. Tasse da versare, tasse evase, manette agli evasori, tasse che aumentano, tasse che diminuiranno, pagamenti con carta e/o bancomat e... intanto ci sono i soliti che pagano sempre con la trattenuta mensile sullo stipendio e sulle pensioni. Sempre. In questi ultimi giorni poi si vocifera, anzi, si è formalizzato l’accordo fra due grandi aziende di auto, l’italo-statunitense Fca e la francese Psa. Nasce un colosso da moltissimi miliardi di fatturato. Dentro a tante pagine di giornali che raccontano l’accordo, con statistiche, numeri, approfondimenti vari, non si trova una notizia, una nota che dica dove questa nuova realtà economica, in quale Paese pagherà le tasse. Domanda più che obbligata. Buon autunno.
Elvio Beraldin Padova
A domanda più che obbligata, ha ragione gentile Beraldin, una risposta è di certo dovuta. E la questione, nel cui merito il direttore mi chiede di darle riscontro, è tanto pertinente – considerato l’attuale dibattito su Fisco e lotta all’evasione – quanto complessa. Prendiamola alla larga, allora, e pure con un battuta prima di entrare nel dettaglio erariale della fusione prossima ventura tra i gruppi automobilistici Fca e Psa: «Sfuggire alle tasse – constatava amaramente John Maynard Keynes mentre scriveva la celebre “Teoria generale” – è l’unica impresa intellettuale che offra ancora un premio». Stuoli di avvocati negli uffici legali delle grandi aziende di tutto il mondo da tempo l’hanno preso in parola. Concentrando i loro sforzi concettuali sul diritto societario olandese. Basti pensare che a pochi chilometri dal centro di Amsterdam, negli uffici di un’azienda specializzata nella domiciliazione di società, hanno sede quasi tremila imprese e transitano 5 trilioni di euro l’anno. Da Google a Uber, da eBay ai Rolling Stones, grandi gruppi e ingenti patrimoni personali hanno scelto il Paese dei Tulipani per metter su casa (legale). Tra questi Fca ed Exor, la cassaforte di Casa Agnelli, e di recente pure Mediaforeurope, la nuova Mediaset europea che ha sede legale ad Amsterdam pur continuando a mantenere quelle fiscali di Mediaset e della controllante Fininvest in Italia. La città olandese viene eletta quale domicilio dalle multinazionali di mezzo mondo per due ragioni: il diritto societario è decisamente semplificato e consente all’azionista di maggioranza relativa, con una quota sotto il 30%, di mantenere la maggioranza assoluta in Cda. La tassazione sugli utili finanziari ( capital gain), poi, è più vantaggiosa proprio per le holding, società cui fanno capo le varie partecipazioni anche industriali, che possono così distribuire un dividendo netto maggiore ai soci. Come abbiamo raccontato su “Avvenire” venerdì 1 novembre (pagina 5), dei 5,5 miliardi di quella cedola straordinaria che Fca distribuirà al termine del matrimonio con Peugeot, il maggiore beneficiario sarà ovviamente Exor, che controllando l’ex Lingotto con circa il 29% del capitale incasserà 1,45 miliardi; ma l’extra-dividendo salirà ancora più in alto nella catena di scatole societarie, alleggerito di quanto finirà agli azionisti terzi, fino alla “Giovanni Agnelli BV”, i cui soci potranno spartirsi quasi 770 milioni tenuto conto che la storica finanziaria di famiglia, anch’essa di diritto olandese, governa il 53% di Exor. Siamo tuttavia ancora a livello di società finanziarie “a monte” e non abbiamo dunque risposto alla sua domanda, caro Beraldin: in quale Paese pagherà “a valle” le tasse il colosso automobilistico Fca- Psa con sede legale in Olanda? In attesa di conoscere i dettagli del matrimonio – il Memorandum sarà pronto entro un mese – ci viene in aiuto la precedente operazione transfrontaliera di Fiat in occasione della fusione per incorporazione in Fca, comprendente la statunitense Cnh, allorché, nel 2014, i vertici del Gruppo decisero di spostare la sede legale della nuova Fiat Chrysler Automobiles in Olanda e quella fiscale a Londra. Quell’operazione, come si legge nella relazione illustrativa del Cda al paragrafo dedicato ai “Riflessi tributari” del progetto, era «fiscalmente neutrale per quanto riguarda le attività di Fiat che resteranno connesse alla stabile organizzazione italiana». Su quanto ha continuato a produrre e vendere negli stabilimenti e attraverso le società finanziarie e commerciali italiane, quindi, la Fca con sede legale ad Amsterdam e fiscale a Londra ha continuato a pagare le imposte in Italia. A partire dall’imposta sui redditi d’impresa (Ires) portata nel 2017 al 24% e da quella regionale sulle attività produttive (Irap) con aliquota base al 3,9%. Le circa settanta società di Fca e dunque della futura Fca- Psa continueranno a essere soggette nel nostro Paese a tutti gli obblighi di natura tributaria e ai connessi pagamenti d’imposte. Nel 2016, tanto per quantificare, Fca, Cnh e Ferrari hanno versato complessivamente imposte per 1,9 miliardi, mentre la controllante Exor avrebbe pagato solo 6 milioni se non avesse dovuto saldare la cosiddetta “Exit tax”, l’imposta che il Fisco italiano impone a chi sposta la propria sede e i propri asset all’estero, per 170 milioni di euro. L’erario italiano ha invece perso con la Fca olandese-inglese e continuerà a perdere con la futura Fca-Psa forse tutta olandese le imposte sui redditi distribuiti agli investitori non italiani e le imposte relative ai futuri apprezzamenti degli asset non riferibili fiscalmente all’Italia. P.s.: Per quel che riguarda i giganti del Web, il Fisco italiano continua a perdere invece quasi tutto, in assenza di un’imposta – possibilmente comunitaria, se non globale – sulle Internet company. Ma questa è un’altra storia e, se vogliamo, ancor più intricata e potenzialmente rilevante.