sono rimasto, a dir poco, allibito di fronte alla presa di posizione di quanti – come il ministro Franceschini – hanno definito la 'legge contro l’omofobia' una normativa urgente e improcrastinabile. Ci risiamo: quando di mezzo ci sono potenti lobby tutto diventa 'urgente'. Io, francamente, non riesco a vedere tutta questa urgenza, anche perché penso che in Italia gli omosessuali non siano nella condizione di definirsi maltrattati e privati dei loro diritti! Una cosa invece mi preoccupa, e 'Avvenire' l’ha messa bene in evidenza: sta emergendo una sorta di 'eterofobia', per cui chi non la pensa come i capi di queste lobby e i loro potenti sostenitori, finisce addirittura per essere tacciato di essere contro i diritti umani! Vorrei vedere invece da parte dei nostri ministri 'cattolici' (e credo che Franceschini sia ancora uno di loro) maggiore solerzia nel decidere finalmente qualcosa per i giovani, per i lavoratori, a difesa della famiglia (quella vera, anche secondo la Costituzione!). Ma mi sembra, con i tempi che corrono, e la gran fretta di arrivare al matrimonio gay, che parlare di famiglia non sia politicamente corretto... La ringrazio per l’attenzione, e continui come sta facendo.
don Carlo Comi
Caro direttore,
la cosiddetta legge sull’omofobia è un insulto al buon senso e alla democrazia. Non posso essere obbligato a 'non dire' in maniera civile quello che penso su qualunque materia. In nessun caso può essere spacciata come una tutela per individui o gruppi. Resto convinto che il concetto di 'gender' (il sesso che cambierebbe a piacere e a capriccio) sia inaccettabile sotto qualsiasi punto di vista, perché apre la porta a situazioni grottesche.
Aurelio Cereti
Caro direttore,
non so più come definire ciò che sta per accadere in Parlamento per colpa di deputati come l’onorevole Scalfarotto... La legge sull’omofobia che si annuncia è puro non senso. Una legge inutile e rischiosa. Siamo tutti d’accordo nel rispetto della persona, di ogni persona. Ma allo stesso modo bisogna essere tutti assolutamente contrari a criminalizzare opinioni. La famiglia umana è formata da uomo e donna. Ogni altra convivenza è, appunto, altro. Far adottare a soggetti diversi da un padre e una madre? Salvate i bambini!
Gabriele Zanola, Bagnolo Mella (Ps)
Caro direttore,
abbiamo bisogno di tanti termini e relative leggi (visto che ne abbiamo poche) per reprimere crimini odiosi che sono già descritti nella Costituzione? Proprio dopo le infamie del nazismo la tutela di chi poteva essere colpito per convinzioni religiose, politiche, colore della pelle, sesso è stata messa in primo piano. Serve solo (se non c’è altro dietro) a distogliere dai problemi di sopravvivenza di milioni di famiglie, e come succede quando ci sono troppe leggi a non fare nulla. A quando una legge su zingarofobia, nericidio, prostituticidio, bimbofobia, canicidio?
Gianni Felisio, Torino
Caro direttore,
a 1.700 anni dall’Editto di Milano, il cui anniversario del 2013, nonostante alcuni incontri ecumenici e manifestazioni, viene purtroppo celebrato sempre più in sordina, si corre il rischio di avere bisogno di una sua rapida riproposizione. Con una legge contro la cristianofobia, per esempio. La legge contro l’omofobia che sta per essere discussa in Parlamento, infatti, rischia di mettere una pesantissima ipoteca sulla libertà di pensiero. Basterà , infatti, un pronunciamento giudiziario per mettere fuori legge alcuni brani di san Paolo o l’opinione del Magistero della Chiesa con ciò che ne seguirebbe in fatto di leggi sul reato d’opinione, come argutamente ha anche sottolineato l’arcivescovo di Ferrara, Luigi Negri. Non vedo bene la cosa. Dopo i divieti inglesi di indossare crocifissi o pregare per qualcuno in pubblico, le incarcerazioni francesi per aver espresso opinioni sul matrimonio e altre piacevolezze 'europee' , non vorrei che si ritornasse alle leggi italiane degli ultimi trent’anni dell’Ottocento, con l’incarcerazione di vescovi e preti e l’abolizione di ordini religiosi... Attenzione: i 'colossei' mediatici sono già quasi pronti per i cristiani...
Emi Degli Occhi, Milano
Caro direttore,
omofobia? Espressione di qualcosa che viene prima ma che non c’è! Che vi sia omofobia è un brutto segno, ma peggio che per fermarla si debba fare una legge. Nessuno – a parte il suo giornale – che dica quello che è decisivo in questo frangente così complicato e contraddittorio. È l’educazione la strada per ristabilire il valore unico e irripetibile di ogni persona; è l’educazione ciò cui affidarsi per rifondare la base del diritto, che tutta consiste nella persona. Si sono invertite le posizioni, questo è ciò che complica la situazione e rende il dibattito politico così complicato. Oggi si continua a pensare che è dalla definizione dei diritti che si pensa di stabilire chi sia la persona. Invece, le cose stanno all’opposto, solo se si sa che cos’è la persona si possono stabilire i suoi diritti e regolarli.
Gianni Mereghetti, Abbiategrasso (Mi)
Gentile direttore,
un telespettatore 'medio' che in questi giorni segue i telegiornali, sia sulla tv di Stato che di altre emittenti (eccetto il telespettatore che segue le reti cattoliche e quindi non 'medio'), potrebbe ricavare l’impressione che la legge antiomofobia attenda solo di essere votata, e che non ci siano reali motivi di dibattito. Delle perplessità e preoccupazioni che 'Avvenire' rileva e sottolinea, nessuna traccia, che io sappia. Forse l’urgenza che i fautori della legge avvertono è proprio quella che la legge passi prima che l’opinione pubblica abbia tempo di rendersi conto dei problemi connessi. Mi chiedo: non c’è modo per sollecitare gli strumenti di informazione, almeno quelli di Stato, a dare all’argomento la visibilità che merita? E i critici della legge più autorevoli non potrebbero chiedere ospitalità sulle pagine dei grandi quotidiani nazionali per esporre le loro perplessità? Forse la Provvidenza ha messo a disposizione cinque giorni di tempo supplementare proprio per questo...
Antonio Meo
Tante riflessioni, tante annotazioni ricche di senso e di libertà. Ve ne sono grato, cari amici. Sono solo alcune di quelle che continuano ad arrivare eppure dicono moltissimo della civile sensibilità con cui si può affrontare il tema dell’omosessualità da un’ottica cristiana e, perciò, dentro un’alta visione morale, autenticamente rispettosa della verità della (e sulla) persona umana e, dunque, di ogni persona. Vorrei soffermarmi sull’ultima lettera che, per il mestiere che faccio, trovo davvero triste e incalzante. Ha proprio ragione, gentile signor Meo, c’è un silenzio anche mediatico impressionante sull’ombra liberticida che ancora pesa sull’articolato di legge "contro l’omofobia" messo «urgentemente» in cantiere a Montecitorio. C’è in ballo, e non per modo di dire, la libertà di opinione. Ma è come se la cosa non interessasse che noi e pochi altri... Mi sono chiesto più volte, in queste settimane, dove fossero finiti – e dove siano ancora beatamente addormentati – gli sbandieratori professionisti dell’articolo 21 (della Costituzione). Mi sono interrogato sul perché niente abbiano avuto da protestare (e anzi molto da tifare e, persino, da applaudire) coloro che sono sempre pronti a gridare "al bavaglio", soprattutto quando si ragiona su come impedire che intercettazioni coperte dal segreto istruttorio (e, soprattutto, riguardanti fatti privatissimi e non penalmente rilevanti) finiscano nei faldoni giudiziari e da lì direttamente nei circuiti mediatici. Mi sono domandato la ragione della disattenzione del sindacato dei giornalisti nonché della federazione degli editori di giornali, ma anche – lo dico un po’ disordinatamente – delle associazioni di scrittori, di cineasti, di costruttori di carri di carnevale, di barzellettieri, di psicanalisti... Come per tante altre faccende serie di questo Paese, cari amici, è spettato a quelli come voi e come noi di fare un lavoro costante, umile e duro per tentare di difendere davvero la libertà (e la dignità) di tutti: che o è anche di parola e di pensiero o non è.